Gela. E’ fuori dal ciclo produttivo da dodici anni. Con una moglie a carico e tre figli la storia di Vincenzo Biundo potrebbe essere comune a tanti altri lavoratori del petrolchimico vittime della chiusura della Raffineria.
Stamattina ha scelto una protesta pacifica solitaria. Ha collocato due bandiere sull’altare della statua di Salvatore Aldisio, in piazza San Francesco, alcuni cartelloni scritti con lo spray. “La bioraffineria doveva partire questa estate ed invece è tutto rinviato – dice – dopo anni di disoccupazione finalmente c’è stata una azienda che ad aprile stava per farci firmare un contratto di lavoro. Eravamo una dozzina. Ci ha chiamati dicendoci che i lavori non sono partiti e non può fare nessuna assunzione. E adesso scade anche ogni forma di ammortizzatore sociale”.
I vertici di Eni la settimana scorsa hanno confermato a denti stretti che l’avvio del cantiere della green refinery slitta al 2018.