"Referendum è una bocciatura", Donegani: "Occorre una svolta, ci sono forze distanti dall'elettorato"
Il laboratorio politico ha sostenuto il referendum ma non condivide le posizioni di rendita politica delle sigle che si sono intestate tante iniziative

Gela. Se il quorum non raggiunto per i cinque quesiti referendari è certamente una sconfitta per il fronte progressista che li ha supportati, in città c'è chi vede responsabilità soprattutto in capo “a quelle forze politiche che negli ultimi anni hanno continuato a proporre un modello che non rispecchia minimamente le aspettative dell'elettorato di riferimento”, dice il segretario regionale di “PeR” Miguel Donegani. Il laboratorio politico ha sostenuto il referendum ma non condivide le posizioni di rendita politica delle sigle che si sono intestate tante iniziative. Donegani non fa richiami espliciti, ma sembra guardare a Pd e M5s. “PeR” sarà alla manifestazione regionale di domenica in difesa della sanità pubblica e per servizi che rispettino il diritto alla salute ma sul tema referendum pone questioni tese a una maggiore riflessione politica. “Una bocciatura senza se e senza ma, occorre una riflessione e una attenta analisi politica. Gli esiti della consultazione referendaria appena conclusasi impongono alcune considerazioni. Il risultato è stato a dir poco deludente e al di sotto delle aspettative, perlomeno per gli organizzatori e promotori. Chi invece è abituato a leggere le dinamiche delle vicende politiche sono certo che non sarà rimasto sorpreso dalla bassissima affluenza alle urne. Noi abbiamo sostenuto la campagna referendaria, cercando di sensibilizzare gli elettori e spiegando, con i nostri canali, le ragioni del sostegno al sì per tutti i cinque quesiti, proprio perché ne condividevamo lo spirito. La disfatta, perché di questo si parla, era nell'aria e ampiamente prevedibile. Qualunque competizione referendaria si traduce in un voto che è prettamente politico e che spesso finisce col prescindere quasi del tutto dal merito dei temi oggetto degli stessi quesiti. Ciò è sempre accaduto, basti pensare al referendum sulla riforma costituzionale voluta da Renzi, che portò alla fine della sua esperienza di governo. Anche in questo caso, la bassissima affluenza alle urne non può che essere letta come una risposta negativa, oserei dire una vera bocciatura, nei confronti delle forze politiche e sindacali promotrici del referendum e, più in generale, di quelle che l'hanno apertamente sostenuto: mi riferisco, purtroppo, all'intera compagine di centrosinistra. Ma se la disfatta non può che essere di tutti, nessuno escluso, compreso io stesso, è chiaro che le colpe maggiori vanno ascritte a quelle forze politiche che negli ultimi anni hanno continuato a proporre un modello che non rispecchia minimamente le aspettative dell'elettorato di riferimento”, sottolinea Donegani. Il segretario regionale di “PeR” richiama il bisogno di una “svolta”. “Ciò è chiaramente dovuto al fatto che le forze politiche di centrosinistra hanno smesso di proporre una visione di società riformista e progressista che possa affrontare, nei fatti e non a parole, le numerose ingiustizie sociali. Se si pensa a mettere in campo strategie e alchimie esclusivamente elettorali, si perde ogni forma di credibilità e di appeal nei confronti dei nostri elettori. Noi da sempre abbiamo preferito, anche a costo di correre da soli, discutere di temi, avanzare proposte, non barattando mai la nostra coerenza e la nostra credibilità. In definitiva, facciamo tutti autocritica ma il mio auspicio è che si tragga insegnamento dal risultato della competizione referendaria, per dare una svolta credibile all'azione di tutte le forze politiche riformiste e progressiste”, conclude.