Gela. C’erano state “evidenze” investigative che hanno portato gli inquirenti a concentrare l’attenzione sul rapporto tra diverse società costituite per la fornitura di manodopera e un’azienda con sede legale a Roma. L’attività investigativa condotta dai militari della guardia di finanza, coordinati dai pm della procura locale, ha consentito una disamina sulle presunte interconnessioni tra le società che avrebbero “sovrafatturato” per la prestazione di manodopera e la Sital Impianti spa, importante gruppo che opera in diverse zone d’Italia e non solo, che ha sede legale nella capitale e si occupa di vari comparti, a partire dalla meccanica generale. Gli approfondimenti sono stati portati avanti fino agli scorsi mesi del 2024, per ricostruire operazioni ritenute irregolari.
“Le società venivano costituite unicamente per consentire una rotazione sistematica del personale tra le stesse e permettere, in tal modo, alla capofila di abbattere la pressione fiscale e generare disponibilità finanziarie che, nel tempo, venivano trasferite ai soggetti segnalati. Le imprese apri e chiudi, operative per circa due anni, erano solite compensare i contributi previdenziali e assistenziali con crediti d’imposta inesistenti per complessivi 1.047.482 euro, di cui 308.932 rientranti nel Pnrr. Gli accertamenti eseguiti hanno confermato che la società per azioni, dal 2019 al 2022, si è avvalsa di fatture per operazioni in parte inesistenti, ossia attestanti un importo maggiorato rispetto a quello effettivamente corrisposto, per un valore complessivo di 6,7 milioni”, viene riportato in una nota resa pubblica. Il gip del tribunale di Gela ha deciso il sequestro preventivo diretto e per equivalente di circa quattro milioni di euro “somma pari alle imposte evase e ai crediti inesistenti compensati (c.d.risparmio di spesa), nei confronti delle persone fisiche indagate”. In totale, sono sei i coinvolti.