Ravenna. Dopo aver autorizzato tamponi salivari sui tre indagati per l’omicidio dell’allora ventunenne Pier Paolo Minguzzi, i pm della procura di Ravenna hanno ottenuto una proroga delle indagini. Per i magistrati romagnoli, il giovane carabiniere sarebbe stato rapito e poi ucciso. I sospetti vengono concentrati su due ex militari dell’arma, il gelese Orazio Tasca (da tempo però residente nel Nord Italia) e Angelo Del Dotto, e su un loro presunto complice, Alfredo Tarroni. Dopo la riesumazione del cadavere, risalente alla scorsa estate, è emersa una traccia di dna che non sarebbe compatibile con Minguzzi e di conseguenza potrebbe svelare qualche particolare in più sui responsabili. Il giovane sarebbe morto soffocato e poi il corpo gettato nel Po di Volano, dove riemerse dopo diversi giorni. Un cold case che gli investigatori stanno cercando di ricostruire a trentuno anni di distanza dai fatti. Probabilmente, chi ha agito avrebbe voluto ottenere un riscatto dalla famiglia della vittima. Qualcosa però non funzionò e Minguzzi venne ucciso.
I tre indagati hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento, anche se i due ex militari hanno già subito una condanna per fatti analoghi, un altro sequestro di persona poi finito nel sangue. Da quanto emerge, inoltre, ci sarebbe un quarto indagato. Stando a quanto riporta l’edizione di Ferrara del Resto del Carlino, però, avrebbe una posizione marginale.