Gela. Sarebbe stato lui uno degli autori della rapina messa a segno, nel gennaio di un anno fa, all’interno del supermercato Fortè di via San Valentino, nel quartiere Albani Roccella. Così, la corte presieduta dal giudice Paolo Fiore ha condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione il ventenne Saverio Di Stefano.
Il pubblico ministero Silvia Benetti chiedeva una pena ancor più pesante, otto anni e quattro mesi di detenzione. Stando alle accuse, infatti, il giovane avrebbe fatto irruzione nel market impugnando una pistola. Si sarebbe fatto consegnare l’intero incasso per poi fuggire. Insieme a lui, anche un complice non identificato.
“Gli elementi a carico dell’imputato – ha spiegato il pm Benetti – sono chiari. Non ci sono prove concrete, in quelle stesse ore, si trovasse a far visita alla madre sul posto di lavoro. Nessuno dei colleghi della donna lo ha mai visto. Abbiamo a disposizione le dichiarazioni rese da uno dei dipendenti del supermercato colpito”.
Nettamente contrastante, invece, la versione resa dal difensore del giovane, l’avvocato Salvo Macrì. Il legale, esponendo le proprie conclusioni, ha messo in luce tutte le presunte incongruenze della ricostruzione fornita dall’accusa. “Ma dove sono gli elementi precisi a carico del mio assistito? – ha esordito – il dipendente che lo avrebbe riconosciuto ha fatto solo riferimento al taglio degli occhi, dato che il rapinatore aveva il volto travisato. In aula, inoltre, ha detto di non essere più convinto di quella descrizione. Sono stati sequestrati degli stivaletti ma il consulente scelto per capire se fossero conformi a quelli indossati durante la rapina ha fatto riferimento solo alla compatibilità della misura. Anche sul piano delle celle telefoniche analizzate dagli investigatori ci sono enormi imprecisioni”. Alla fine, il giudice Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Patrizia Castellano, ha pronunciato un dispositivo di colpevolezza che, in ogni caso, ha notevolmente ridotto la misura originaria della pena chiesta dal pm Silvia Benetti.