Gela. I manager di raffineria hanno deciso di sospendere i contratti del settore elettrostrumentale assegnati al gruppo Amarù. Una decisione che blocca gran parte delle attività, svolte nel sito locale da una delle aziende più importanti dell’intero indotto della fabbrica di contrada Piana del Signore. E’ impegnata anche nel comparto meccanico. Lo stop ai contratti avrà sicuramente ripercussioni sui lavoratori dell’azienda, circa una cinquantina, che nel tardo pomeriggio di oggi hanno avuto un lungo faccia a faccia con i segretari provinciali di Fiom, Fim, Uilm e Ugl e con alcuni responsabili dell’azienda. L’imprenditore Rosario Amarù da qualche mese ha lasciato la guida non solo del gruppo di famiglia ma anche di Sicindustria. Non è da escludere che la decisione dei vertici Eni possa scaturire dall’inchiesta “Double face”, sul presunto sistema Montante, che vede coinvolto proprio l’imprenditore.
Nel corso dell’assemblea tenutasi nella sede aziendale e convocata dai vertici della Amarù, i lavoratori hanno fatto emergere tutta la loro preoccupazione. Non ci stanno a lasciare una società che ritengono sana e che ha garantito sempre la massima regolarità nei pagamenti. Addirittura, qualche operaio avrebbe proposto una gestione diretta da parte dei dipendenti, proprio per non lasciare l’azienda. Ipotesi sollevata anche davanti allo stesso Amarù, che stando ai presenti non ha nascosto la propria commozione. La linea di raffineria ha già portato all’esclusione di Turco Costruzioni, azienda edile di proprietà dell’imprenditore Carmelo Turco, a sua volta indagato nell’inchiesta “Double face”. Per i sindacati dei metalmeccanici si apre un nuovo fronte caldo, in attesa di valutare le scelte dell’azienda che dovrebbe subentrare ad Amarù. Senza soluzioni immediate, c’è il rischio che i lavoratori possano decidere di mobilitarsi.