Gela. Eccesso colposo di legittima difesa. Con questa motivazione il sostituto procuratore Silvia Benetti ha chiesto quattro anni di carcere per Gaetano Biundo, 40 anni, e Rosaria Nicosia, anch’essa quarantenne, responsabili di aver provocato la morte di Calogero Lo Coco il 2 febbraio del 2011.
A conclusione della sua requisitoria l’accusa ha riqualificato il capo di imputazione, trasformandolo da omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa. La corte d’Assise del capoluogo entrerà in camera di consiglio il prossimo otto luglio, dopo aver ascoltato anche l’arringa dell’avvocato Maurizio Scicolone, difensore di quelli che erano stati definiti “amanti diabolici”.
Le perizie disposte sia dalla stessa procura che dalla difesa hanno confermato che Calogero Lo Coco morì per soffocamento, provocato sia dalla margarina ingerita forzatamente che da presunti conati di vomito. L’ex moglie di Loco ed il proprio compagno avrebbero ucciso la vittima involontariamente, soffocandolo verosimilmente con un panetto di burro o margarina, comunque con una sostanza alimentare lattiginosa e oleosa. Il grasso sciogliendosi in gola, non avrebbe lasciato molte tracce e non avrebbe fatto scoprire l’omicidio. Sarebbe stato così svelato il giallo dell’uccisione, il 2 febbraio scorso a Gela di Calogero Lo Coco, quarant’anni, di Campobello di Licata che non sarebbe stato quindi strangolato, ma soffocato con un pezzo di burro, al culmine di un litigio avvenuto nella casa di villeggiatura della donna, in contrada Manfria. Dal dibattimento è emerso che in effetti i due amanti avrebbero tentato di fermare Lo Coco, entrato come una furia nella villetta, ma non c’era alcuna intenzione di ucciderlo. Dopo il delitto erano stati posti agli arresti domiciliari. Loro hanno sempre detto di essere innocenti. Ad ammanettarli erano stati i Carabinieri del Reparto Territoriale di Gela, titolari dell’indagine. Dalle perizie è emerso che nello stomaco della vittima c’erano altre sostanze, ingerite poche ore prima della lite in un locale di Licata. Da qui la decisione dello stesso pm che ha riqualificato il reato. Quell’omicidio per l’accusa fu provocato solo per la volontà di difendersi di Biundo e della donna, impauriti dall’ira con cui Lo Coco si era presentato. L’otto luglio la sentenza.