"Qualcuno ci sta uccidendo", cittadini in assemblea: "Abbiamo venduto la nostra salute"
Gela. Morti e malformati in cambio di lavoro. Un rapporto che continua ad attraversare la città ma che pian piano sembra scricchiolare. Dopo la denuncia pubblica su un presunto sistema di smaltimento...

Gela. Morti e malformati in cambio di lavoro. Un rapporto che continua ad attraversare la città ma che pian piano sembra scricchiolare. Dopo la denuncia pubblica su un presunto sistema di smaltimento illecito di rifiuti industriali, qualcosa si muove. Il coordinamento donne per il territorio e il patto di condivisione per Gela hanno lanciato un’assemblea pubblica, alla quale ha partecipato più la città che la politica. Pochissimi i volti politici all’ex chiesa di San Giovanni, scelta per il dibattito pubblico. “Qualcuno ci sta uccidendo”, l’artista Giovanni Iudice da tempo sta mettendo a disposizione le sue opere per denunciare lo scambio scellerato tra lavoro e morti. C’era anche lui a dibattere e non ha mancato di citare gli ultimi eventi. “Il signor Emanuele Pistritto – ha detto ancora – ha avuto coraggio a denunciare. Non possiamo lasciare questo in eredità ai nostri figli”. In una sala praticamente piena (e nelle prime file c’era anche Pistritto) non sono mancate le parole di chi la morte se l’è trovata in casa o ancora cerca di combattere contro la patologia. “Purtroppo, in questa città si muore di arresto cardiocircolatorio e non di tumore – ha detto provocatoriamente Angela Lo Bello dell’associazione Farc – quando abbiamo deciso di avviare un censimento sui casi oncologici registrati in città, i vertici dell’ospedale hanno messo in discussione la convenzione che ci permette di assistere i pazienti”.

Il caso Gela non è affatto risolto, soprattutto da un punto di vista sanitario. “La percentuale di malformati negli ultimi anni si è stabilizzata ma c’è un incremento dei casi oncologici – ha detto la genetista Ketty Perrotta – serve un piano sanitario mirato e servono registri tumori e malformazioni. Un altro fenomeno che è ancora in fase di studio riguarda il legame tra infertilità e inquinamento e anche in questo caso i tassi percentuali sono preoccupanti”. I cittadini, almeno quelli intervenuti, non escludono neanche una mobilitazione, che fino ad oggi non si è vista. “Così come abbiamo venduto la nostra salute per il pet-coke – ha detto Salvatore Terlati – adesso bisogna andare in massa in tribunale per partecipare al procedimento sul disastro ambientale. Non possiamo continuare a contare i morti”. All’assemblea si sono succeduti anche genitori di bambini e giovani malformati e la scia non si ferma. Luciana Carfì del coordinamento donne del territorio però ci tiene a precisare che “non ci interessa la campagna elettorale”. “Quest’assemblea – ha spiegato ancora – è un primo passo per la formazione di un coordinamento stabile che faccia sentire la propria voce anche alla politica”. La politica è rimasta fuori dall’ex chiesa San Giovanni ma la città deve finalmente farsi sentire, altrimenti sarà solo una delega ai soliti noti.