Enna. “Io la Fede non l’ho persa, nonostante tutto, perché ho trovato una comunità che mi ha accolto ed un sacerdote, Don Giuseppe Fausciana che, in questi 10 anni, mi ha ascoltato e supportato in questo percorso che per me e la mia famiglia è stato molto duro”.
È provato Antonio Messina, vittima riconosciuta degli abusi di don Giuseppe Rugolo dal 2009 al 2013, dopo la sentenza del Tribunale di Enna che condanna il sacerdote ennese a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale aggravata a danno di minori.
Ci sono volute ben otto ore di camera di consiglio per arrivare alla sentenza di condanna. Per Rugolo il Pm Stefania Leonte aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. Tutto l’impianto giudiziario nasce proprio dalla denuncia di Antonio, minorenne all’epoca dei fatti, che nel 2020 aveva raccontato i fatti alla Squadra mobile di Enna e che oggi commenta così la sentenza che mette fine ad un incubo.
“Arrivare a questo momento non è stato per nulla semplice – racconta – dopo non essere stato creduto dalla comunità ecclesiale, mi sono affidato allo Stato che con la sentenza di ieri sancisce che tutto quello che ho raccontato era la verità, e questo per me significa davvero tanto”.
Dopo la denuncia di Antonio, oggi trentenne, nel corso delle indagini, erano emersi altri abusi perpetrati a danno di altri giovani, anche loro oggi maggiorenni. La sentenza di ieri traccia un percorso, secondo la giornalista Pierelisa Rizzo che in questi anni ha raccontato l’intera vicenda, andando incontro anche alle querele di Rugolo.
“Questa sentenza è un momento essenziale – dice la giornalista – perché scardina un sistema che tollerava ed addirittura insabbiava gli abusi”.
Al sacerdote è stata comminata anche l’interdizione perpetua dall’insegnamento e per cinque anni dai pubblici uffici. Il tribunale ha anche riconosciuto la responsabilità civile della Curia di Piazza Armerina. Anche questo è un segnale importante secondo la Rizzo.
“Le intercettazioni parlano chiaro – dice – adesso in sede civile ci sarà un quantum da risarcire ma quello che è importante è il principio che si è affermato e cioè che, in questa Diocesi ci sono diversi casi di abusanti, casi di cui l’attuale Vescovo era a conoscenza”.
Una responsabilità chiara dunque secondo quanto riportato dalla sentenza che secondo Antonio adesso dovrà servire ad avviare un cambiamento in Diocesi.
“Ci sono delle responsabilità chiare dei vertici della Curia che fino ad oggi hanno protetto ed aiutato Rugolo e di questo adesso ne dovranno rendere conto – dice Antonio – Avere un vescovo che, come risulta dagli atti, ha coperto queste situazioni io non credo faccia bene né alla Diocesi né a tutto questo territorio”.
Antonio adesso spera che questa sentenza apra un nuovo percorso: “Mi auguro – dice – che l’effetto di questa sentenza possa restituire fiducia e speranza a tutte quelle vittime che fino ad oggi non hanno avuto il coraggio di denunciare. Bisogna affidarsi alla Giustizia perché, anche se lentamente, prima o poi arriva”.
Ormai è saputo e risaputo che i sacerdoti quasi tutti fanno sesso , da etero da pedofilo o da gay . Non c’è da meravigliarsi !!