“Primi lavori dal 2016”, confronto Eni-sindacati: si mira alle autorizzazioni

 
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Gela. Primi veri lavori solo dal gennaio del prossimo anno e start definitivo per la nuova green refinery nel 2017. Intanto, prosegue la fase d’ingegnerizzazione insieme a quella per la scelta degli operatori di raffineria da destinare a trasferte in Italia e all’estero.

La verifica a tre mesi dall’accordo romano. E’ questo lo scenario emerso dall’incontro tra i segretari provinciali di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl chimici e i vertici locali di raffineria Eni, praticamente a tre mesi dalla firma del protocollo d’intesa dello scorso novembre. In sostanza, in fabbrica proseguono soprattutto gli interventi di bonifica e cecatura di quegli impianti esclusi dal progetto green refinery. La conferma è arrivata dal tavolo di confronto avviato tra i manager locali Eni e i segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani, Maurizio Castania e Andrea Alario. “Durante l’anno in corso – spiega lo stesso Alario – si dovrebbe arrivare a quota quattrocento operatori di raffineria, ovvero quelli da impiegare nel progetto green. Per il resto, gli altri dipendenti sono destinati alle trasferte in Italia e all’estero oltre che al trasferimento nell’upstream Enimed e nel sistema del safety center per la formazione e la sicurezza”. I tecnici Eni, comunque, continuano a definire i progetti da sottoporre alla richiesta di autorizzazione, soprattutto sul piano delle valutazioni d’impatto ambientale. “I responsabili di raffineria – spiega il segretario Filctem Gaetano Catania – hanno confermato di voler rispettare il protocollo firmato a novembre al ministero dello sviluppo economico. Ci saranno nuove riunioni soprattutto per comprendere il piano d’intervento sui singoli impianti. Per questo, verranno coinvolte anche le rsu”.

Vertice su Enimed. I sindacati, adesso, puntano a verificare lo stato della situazione in Enimed: è già stato chiesto un incontro ai vertici della società. “Siamo in attesa di una risposta – conclude Alario – in questo caso, molto dipende anche dall’esito che avrà il ricorso presentato davanti al Tar Lazio dalle associazioni ambientaliste e relativo alla legittimità dei decreti autorizzativi per l’avvio degli interventi d’esplorazione in mare”.

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