Gela. Per i pm della procura, che avviarono e coordinarono l’inchiesta, ci furono irregolarità nello smaltimento di sfalci di potature, tronchi, rami e di rifiuti speciali prodotti dalle attività di manutenzione del verde pubblico, in città. I fatti finiti all’attenzione della procura risalgono al periodo dell’amministrazione dell’ex sindaco Domenico Messinese. Anche l’allora primo cittadino risponde alle contestazioni, insieme a funzionari comunali, responsabili e dipendenti Ghelas e agli imprenditori della Tekra. Dopo la chiusura delle indagini, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Questa mattina, davanti al gup Francesca Pulvirenti, le difese si sono opposte e, oltre ad escludere nel merito le accuse, hanno sollevato la prescrizione, almeno per le contestazioni relative alla presunta violazione del testo unico in materia ambientale. L’udienza preliminare si è tenuta nei confronti dell’ex sindaco Messinese, dell’allora amministratore della Ghelas, Giuseppe Robilatte, di Santi Nicoletti (in quella fase dirigente comunale), dei dipendenti Ghelas Nunzio Vacca ed Emanuele Giammusso, degli imprenditori della Tekra Maria Cerasuolo e Alessio Balestrieri e ancora del dipendente della stessa azienda, Salvatore Del Prete. In base alle valutazioni condotte, l’unica ipotesi d’accusa non ancora coperta da prescrizione sarebbe quella dell’abuso d’ufficio, mossa a Nicoletti, la cui difesa ha invece ribadito l’assoluto rispetto della normativa in materia di smaltimento di rifiuti. Non ci sarebbero state anomalie o forzature della disciplina in materia. Secondo i pm della procura, che hanno indagato attraverso gli elementi emersi da un’attività di verifica condotta dalla guardia di finanza, gli operatori Ghelas sarebbero stati autorizzati a trasportare e depositare i rifiuti, generati dagli interventi di manutenzione del verde pubblico, pur non essendocene i presupposti normativi.
Sarebbero stati trasferiti anche in un’area di pertinenza della Tekra, non adibita però a discarica. Tra i rifiuti speciali, ci sarebbero stati tronchi e sfalci di palme infette da punteruolo rosso. Le difese hanno insistito, escludendo irregolarità e sottolineando inoltre la sussistenza della prescrizione. Gli imputati hanno presentato documentazione e atti ufficiali, per provare il rispetto dei criteri previsti. Sono difesi dagli avvocati Antonio Gagliano, Marco Granvillano, Sinuhe Curcuraci, Feliciana Ponzio e Venere Salafia.