“Presti” indisponibile, l’ex proprietà chiedeva oltre 3 milioni al Comune: ricorso respinto

 
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Lo stadio "Presti"

Gela. La richiesta economica era ingente, oltre tre milioni di euro, per presunti danni patiti a seguito dell’indisponibilità dello stadio comunale “Presti”. Il giudice della sezione civile del tribunale, Maria Rosaria Carlà, non ha accolto il ricorso presentato dalla società Ssd Città di Gela in liquidazione. Era l’entità imprenditoriale che fino alla stagione 2019-2020 resse le sorti del Gela, anche nel campionato di serie D. La guida del club biancazzurro era portata avanti dal gruppo imprenditoriale Mendola. Attraverso il ricorso, avanzato dal legale Fabio Fargetta, la società ha insistito per avere un ristoro consistente, chiamando in causa proprio il Comune, ritenuto responsabile di non aver provveduto ai lavori di manutenzione e poi a rendere nuovamente agibile l’impianto sportivo. L’ente, in giudizio rappresentato dall’avvocato Giovanna Miceli, ha invece declinato qualsiasi responsabilità, portando a riprova provvedimenti e atti ufficiali, attraverso i quali è stato riferito degli interventi condotti. Il “Presti” non fu disponibile per un lungo periodo e secondo la società, oggi in liquidazione, tutto questo avrebbe determinato danni notevoli, non solo alla tenuta economica del club ma pure per la “perdita di chance” nella prospettiva di un salto di categoria, con l’eventuale vittoria del campionato. Ci sarebbe stato, per via dello stadio non agibile, un graduale abbandono del progetto sportivo da parte di tesserati, che stando alla società avrebbero lasciato la squadra non individuando i presupposti per puntare alla promozione nella categoria superiore. Aspetti che, come riportano le motivazioni rilasciate dal giudice, non sono mai stati concretamente provati. Inoltre, si sottolinea che tra la società e il Comune non ci fu un vero e proprio rapporto di concessione, rispetto all’impianto sportivo. Il giudice si sofferma sulla successiva mancata iscrizione al campionato di serie D, ritenendo che non sia emersa una connessione con possibili inosservanze del Comune. “L’incompletezza dell’iscrizione – nella quale si dà atto anche della mancanza di documenti quali le tasse relative all’iscrizione e le quietanze dell’avvenuto pagamento delle vertenze economiche già deliberate entro il 31-5-2019 – rappresenta una possibile spiegazione alternativa, apparentemente non riconducibile a condotte del Comune di Gela, dell’esclusione della squadra della società attrice dal campionato, ed induce a ritenere non provato che la mancata iscrizione al campionato sia stata causata dalla chiusura al pubblico dello stadio per la precarietà della copertura della tribuna o, più in generale, per le condizioni manutentive dell’impianto”, scrive il magistrato. Il legale che ha rappresentato il Comune ha confermato l’infondatezza delle richieste societarie, facendo leva sulla documentazione che attesta gli interventi condotti dagli uffici dell’ente all’interno della struttura. “Né, per altro verso, è provato che la perdita del titolo di serie D sia effettivamente dipesa dalle presunte inadempienze del Comune convenuto”, si legge ancora nelle motivazioni. Secondo il giudice, non sono state riscontrate evidenze di un legame tra la situazione dell’impianto sportivo e le difficoltà della società, che in quella fase controllava il club biancazzurro.

“Del tutto priva di prova è, poi, l’allegazione della riconducibilità alle presunte inadempienze del Comune di Gela del tracollo economico della società, del quale non è offerta alcuna prova sia con riferimento all’entità del passivo che ai tempi in cui si è formato (non essendo stato documentato lo stato patrimoniale della società preesistente agli eventi per cui è causa e quello successivo all’esito negativo del progetto di partecipazione al campionato di serie D). Né, infine, parte attrice ha assolto l’onere della prova dell’esatta entità del pregiudizio lamentato, avendo omesso di fornire elementi documentali di riscontro della pretesa risarcitoria avanzata in giudizio”, riportano infine le motivazioni depositate.

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