Gela. Ha pagato con venti giorni di coma e due mesi di ricovero ospedaliero l’avere continuato a rinviare la data per sottoporsi a vaccino anti Covid-19. Oggi, Grazio Di Giacomo, è fuori pericolo ma ancora costretto ad un respiratore artificiale. I parametri della saturazione sono rientrati, grazie alle cure tempestive del personale sanitario. Resta la consapevolezza di avere rischiato di pagare con la vita quel suo timore verso il vaccino. “Ha atteso il mio ritorno in città – racconta il genero (G. N. le sue iniziali) – perché avevamo deciso di recarci all’hub vaccinale tutti insieme, compresa sua figlia. Invece, ad agosto è risultato positivo al Covid-19”.
In meno di 24 ore dall’avvenuto contagio, Grazio Di Giacomo, ha manifestato preoccupanti problemi di respirazione che in breve tempo lo hanno costretto al ricovero ospedaliero in Medicina e, subito dopo, alla Rianimazione. “I medici del Pronto soccorso infettivologico hanno ordinato il ricovero d’urgenza – aggiunge il genero – Dopo appena tre giorni in Medicina, già centro Covid-19, è stato trasferito in Terapia Intensiva e intubato. Per venti giorni i medici di rianimazione lo hanno mantenuto in coma farmacologico”. La vicenda ha segnato tutti i componenti della famiglia Di Giacomo che, comunque, non si sono mai detti contrari al vaccino. “Non era contrario – incalza il genero – ma prendeva tempo perché preoccupato dalle false informazioni che circolano sul vaccino anti Covid”. Dopo il risveglio dal coma farmacologico, Grazio Di Giacomo ha voluto raccontare la sua esperienza ospedaliera e ringraziare tutto il personale sanitario, con particolare riferimento ai reparti di Medicina e Terapia intensiva. Ha inviato loro una lettera, scritta di suo pugno durante la convalescenza. “Sono stato ricoverato nel vostro reparto per circa 2 mesi – racconta Grazio Di Giacomo – Scrivo questa lettera per ringraziare tutta l’equipe del reparto di Medicina e di Rianimazione, per il modo in cui vi siete presi cura di me. Persone come voi meritano tanto. Spero che continuate ad essere cosi, perché il nostro ospedale ne ha veramente bisogno!”.