Gela. Dai porti “chiusi” dei decreti Salvini ai provvedimenti Lamorgese, passando per la vicenda, adesso anche processuale, del comandante della nave Sea Watch Carola Rackete. La disciplina normativa sul tema dei migranti è stata analizzata, ieri nel corso di un dibattito in videoconferenza, dai legali del Consiglio dell’ordine (che hanno affidato la formazione all’avvocato Viviana Altamore) e da esperti e docenti universitari, che studiano gli sviluppi legislativi sull’immigrazione. Sono stati i legali del consiglio dell’ordine ad aprire i lavori, condotti e moderati dall’avvocato Vittorio Giardino. Nella webinar si sono alternati i legali e docenti universitari Alessandro Gamberini, Carlo Morselli e Ciro Sbailò. Era inevitabile il riferimento alla vicenda del capitano tedesco Carola Rackete, che entrò nel porto di Lampedusa, per mettere in salvo decine di migranti, costretti in alto mare ormai da giorni. Si aprì un’indagine, dopo che la nave Sea Watch forzò il blocco imposto dai decreti Salvini e il comandante venne arrestato, ma il gip non convalidò. Per Rackete, quello di Lampedusa era un “porto sicuro” e più volte richiamò lo stato di necessità, a tutela dei migranti a bordo della Sea Watch.
Gli avvocati Gamberini e Leonardo Marino assistono il capitano nel procedimento penale attualmente in corso al tribunale di Agrigento. Durante l’incontro di ieri, è più volte emersa la necessità di valutare con molta attenzione la posizione strategica della Sicilia, e più in generale dell’Italia, come porta di ingresso dell’Europa. Secondo gli esperti ieri collegati, la gestione dei flussi migratori dovrebbe passare da una piena collaborazione di tutti gli stati europei, senza limitarsi al solo ruolo dei territori che si affacciano sulle principali tratte migratorie, che passano dal mare. Quanto emerso dai lavori di ieri verrà pubblicato in riviste specializzate.