Più di un anno per sminare Timpazzo, c’è il rischio di esplosione: i lavori milionari di ampliamento non si sbloccano

 
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Gela. Doveva essere un progetto prioritario, quello dell’ampliamento

della discarica Timpazzo, tra le poche in Sicilia a resistere alle continue emergenze e ai provvedimenti di chiusura.

Niente sminamento. I tempi, però, saranno lunghi. La burocrazia regionale segna il passo e, nonostante i lavori milionari già appaltati, compresi quelli per l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti, siamo ancora alle fasi preliminari. La normativa impone ai tecnici dell’Ato Cl2, ente che ancora gestisce il sito di conferimento, di attendere gli interventi di bonifica che dovrebbero evitare il rischio dell’esplosione di ordigni bellici. La zona di Timpazzo è tra quelle che, nel passato, sono state teatro di operazioni di guerra, comprese le fasi più concitate della seconda guerra mondiale. Quindi, è necessaria la bonifica di una vasta area. In realtà, il progetto è stato chiuso lo scorso marzo. Sarebbe stato necessario procedere subito alla gara di affidamento dei lavori. Nelle scorse ore, però, sui tavoli dell’Ato Cl2, il commissario liquidatore Giuseppe Panebianco e il direttore tecnico del sito Sergio Montagnino hanno trovato una nuova nota giunta dagli uffici regionali. In sostanza, la gara per l’affidamento delle operazioni di sminamento non è stata ancora effettuata e, ad appalto assegnato, l’azienda incaricata avrà un termine di cinque mesi per concludere le attività, dietro un corrispettivo non inferiore ai 240 mila euro. “Le autorizzazioni allo sminamento – dicono proprio Panebianco e Montagnino – risalgono allo scorso marzo. Adesso, è arrivata un’altra nota che, praticamente, conferma quanto già deciso. Siamo stati avvisati che l’iter è in atto. E’ una delle poche notizie filtrate negli ultimi mesi”. A questo punto, le operazioni di sminamento potrebbero protrarsi ben oltre la fine dell’anno. Sia il commissario Giuseppe Panebianco sia il responsabile tecnico del sito Sergio Montagnino hanno già presentato il piano di chiusura, che riguarda la cessazione definitiva dei conferimenti nelle due vasche attualmente disponibili, avviate alla “morte” tecnica, con una successiva messa in sicurezza da protrarre per almeno un trentennio. Senza la nuova vasca e senza l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti, però, rimangono enormi punti interrogativi sul futuro del sito.

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