Gela. Venne ritrovata senza vita dopo il ricovero tra le stanze del reparto di psichiatria dell’ospedale Vittorio Emanuele. Adesso, a conclusione di una lunga procedura giudiziaria, i suoi familiari otterranno un risarcimento da circa un milione e mezzo di euro.
La decisione, diventata definitiva, è stata pronunciata dai giudici civili del tribunale.
Il caso finito al centro della contesa è quello di R.M.
La donna perse la vita in quel reparto e fu ritrovata dopo diversi giorni. In sostanza, stando alle valutazioni effettuate dopo la denuncia sporta dai familiari, non ci sarebbe stato il giusto controllo sulla condotta della paziente da parte degli operatori ospedalieri.
I familiari, così, tre anni fa, citarono in giudizio l’azienda sanitaria di Caltanissetta per ottenere il risarcimento dei danni patiti dall’inattesa morte. L’originaria richiesta formulata dai legali era di 567.670,00 euro: i giudici, però, considerando anche gli interessi e il tempo trascorso dal tragico evento, hanno imposto ai funzionari dell’Asp di versare, in totale, 1.461.214,40 euro.
Rimborso che verrà suddiviso tra i familiari che hanno scelto di citare in giudizio i manager dell’azienda sanitaria. Dopo il verdetto pronunciato in tribunale, però, ulteriori conseguenze potrebbero manifestarsi nei confronti degli operatori del reparto di psichiatria coinvolti nel caso della donna.
Sia il direttore sanitario Lorenzo Lupo che il commissario straordinario in uscita Giorgio Santonocito hanno dato il loro via libera all’accertamento di un’eventuale responsabilità erariale degli stessi dipendenti del reparto. Di certo, almeno per il momento, si chiude una vicenda che fece molto discutere circa l’effettiva adeguatezza dei controlli effettuati sui pazienti ricoverati in psichiatria.