Gela. Oltre al reato di violenza sessuale, lesioni e detenzione di droga dovrà rispondere di truffa Paolo Lizzadro, il medico di 52 anni in carcere a Civitavecchia dopo il suo rientro dalla Colombia.
A denunciarlo è stata una dipendente dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, vittima di abusi e minacce da parte di Lizzadro, conosciuto quando lavorava al reparto di Pronto soccorso. Alcuni giorni fa l’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento ha aperto anche un procedimento disciplinare nei confronti di Lizzardo. Era in servizio da pochi mesi al Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio. Grazie anche alla ricostruzione effettuata dal commissariato di polizia è stato possibile accertare che il medico si era assentato dal posto di lavoro dal 14 al 23 marzo presentando un certificato medico. Poi ha chiesto la prosecuzione del congedo straordinario per malattia fino al 5 aprile. Peccato che si trovasse in vacanza al mare in Colombia anziché in convalescenza. La direzione dell’Asp gli ha già sospeso lo stipendio dalla data del mancato rientro.
La polizia lo ha atteso all’aeroporto Fiumicino per ammanettarlo. La settimana scorsa è stato arrestato dalla polizia di frontiera in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Gela su richiesta del sostituto procuratore Elisa Calanducci.
Lizzadro aveva stretto una relazione andata avanti per un po’ di tempo. Le cose non sono però andate per il verso giusto per il comportamento sopra le righe e sempre più violento del medico. Dopo aver troncato la relazione era però tornato a insidiare la sua ex donna. Con la scusa di volersi riappacificare, pur essendo già stato trasferito dall’ospedale di Gela a quello di Agrigento, ha tentato un nuovo rapporto. Ma una volta ospitato a casa della vittima ha usato violenza, arrivando al punto di picchiarla. Lizzadro l’avrebbe anche minacciata di ucciderla se avesse raccontato tutto a qualcuno. Anche dopo gli episodi di violenza il medico avrebbe continuato a molestarla con continui messaggi sul telefonino e telefonate minacciose. Poi la vacanza in Colombia mentre la polizia acquisiva ulteriori informazioni sul suo conto. Il 13 aprile l’ordinanza del Gip in attesa del suo rientro dalla Colombia.