Gela. Il decreto per l’area di crisi complessa è stato firmato a maggio dal ministro dello sviluppo economico Federica Guidi. Mancano, però, tutti gli strumenti attuativi.
L’appello al prefetto. Il decreto, al momento, è una scatola vuota. Per questo motivo, dopo giorni di nuova mobilitazione nell’indotto Eni con aziende e lavoratori sempre più in difficoltà, i segretari confederali prendono posizione. Chiedono un immediato intervento del prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta. “Si accelerino le procedure per la stipula dell’accordo di programma per disciplinare gli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e il recupero ambientale dell’area di crisi industriale complessa di Gela”. Questa, la posizione espressa da Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil. “Oggi manca lo strumento operativo, e nello specifico l’accordo di programma, affinché possano partire gli investimenti e si possano impiegare le risorse a salvaguardia dei livelli occupazionali, in un tessuto economico già stremato dalla crisi e dalla cassa integrazione – spiegano i tre segretari – occorre attivare nuovi strumenti di sostegno al reddito dei dipendenti dell’indotto considerato che gli ammortizzatori sociali sono già esauriti. Inoltre, dobbiamo utilizzare in modo efficace questo momento di stasi per avviare percorsi di riqualificazione, attraverso corsi di formazione, da destinare al personale”.
Senza accordo di programma…niente fondi. Senza accordo di programma, “non si potranno sbloccare gli investimenti del fondo di sviluppo e coesione e i fondi europei per la globalizzazione, il credito d’imposta e gli altri investimenti previsti dallo stato e dalla regione siciliana per il riutilizzo in chiave produttiva, da parte delle piccole e medie imprese, delle aree dismesse e la salvaguardia dei lavoratori dell’indotto”. Il caso dell’indotto è sempre più grave mentre i dipendenti del diretto continuano ad essere destinati alle trasferte in altri siti del gruppo Eni.