Gela. I soldi dell’Eni saranno investiti in Mozambico. A fare da apripista al colosso energetico del cane a sei zampe è il premier Matteo Renzo, oggi in visita a Maputo, assente nella vertenza aperta da 3500 lavoratori della città avviata dopo l’annuncio di Claudio Descalzi (nominato da Renzi) di non volere riavviare l’attività produttiva della Raffineria di Gela e stracciare l’accordo per un investimento di 700 milioni di euro, firmato solo lo scorso anno.
Il vertice del Partito democratico, rivolgendosi al presidente del Mozambico, Armando Guebuza, vagheggia sottolineando legami tra i due paesi, risalente agli accordi di Roma, precisando che “Oltre alla cooperazione sociale l’Italia è pronta a fare la sua parte, le aziende sono pronte a investire: dall’Eni ci sarà nei prossimi mesi un investimento di 50 miliardi sul gas e per la crescita del paese. Il nostro legame sarà di pace e di investimenti economici e nella cooperazione”.
La notizia è arrivata in città come un fulmine a ciel sereno scatenando la reazione degli operai, promotori dal 4 luglio di blocchi alle strade di accesso alla fabbrica Eni, che evidenziano come la Sicilia riesca a ottenere dal governo nazionale meno diritti dei paesi del terzo mondo.
Eppure gli esponenti politici locali del Partito democratico, proprio oggi, hanno diramato una lettera inviata al “loro” premier chiamandolo confidenzialmente “caro Matteo”.