Patente revocata e lavoro sfumato, l’appello di un ex detenuto

Dopo 23 anni di carcere gli revocano la patente a 10 giorni dalla concessione. Emanuele denuncia: “È un’ingiustizia, voglio reinserirmi”.

15 settembre 2025 12:12
Patente revocata e lavoro sfumato, l’appello di un ex detenuto -
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Gela. È una storia di riscatto e di porte che si chiudono ancora quella di Emanuele Bassora, 56 anni, originario di Gela. Dopo aver scontato 23 anni di carcere, più di quanto previsto dalla sua condanna, Bassora aveva intrapreso un percorso di riabilitazione. Nel 2023 il magistrato di sorveglianza di Caltanissetta lo aveva dichiarato non più socialmente pericoloso.

 “Ho scontato fino all’ultimo giorno di pena – racconta Emanuele - ho rispettato la sorveglianza speciale e la libertà vigilata con un comportamento esemplare. Mi è stato riconosciuto che sono pienamente reinserito nella società.”

Un imprenditore locale aveva deciso di dargli fiducia, offrendogli un impiego come addetto alle consegne. Per poter lavorare, però, serviva la patente. Bassora l’ha conseguita superando esami e pagando le relative spese.

Ma dopo pochi giorni dal conseguimento l’amara sorpresa, la Prefettura comunica la revoca, nonostante per Bassora sia cessata del tutto la pericolosità sociale.

 “Il 30 agosto ho preso la patente, l’ho avuta in mano dieci giorni -  continua Emanuele - Poi, con mia grande sorpresa, la Prefettura mi ha convocato e mi ha notificato la revoca. La stessa Prefettura che me l’aveva rilasciata pochi giorni prima.”

Una decisione che ha lasciato l’ex detenuto senza lavoro, facendo svanire in poche ore l’investimento dell’imprenditore che aveva persino acquistato un’auto per permettergli di effettuare le consegne.

 “Mi sento ributtato nell’oblio. – racconta con la voce rotta dall’emozione - Non so che strada percorrere: ho dimostrato di aver cambiato vita, di aver cambiato mentalità. Chiedo solo di poter lavorare, di avere una vita normale.”

Oltre alla prospettiva professionale, in gioco c’è anche la vita familiare. Bassora infatti assiste la madre, invalida al cento per cento.

 “La patente non è solo lavoro – conclude - È fondamentale anche per la mia famiglia. Ho mia mamma a casa che è invalida. Per questo chiedo al Prefetto di rivedere la decisione.”

Il caso solleva interrogativi sulle contraddizioni del sistema: da una parte lo Stato dichiara di voler favorire il reinserimento dei detenuti, dall’altra rischia di ostacolarlo con decisioni che compromettono percorsi faticosamente conquistati. Intanto, per Bassora, la strada verso una nuova vita resta sospesa.

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