Gela. Nell’estate di sei anni fa, perse tre dita della mano, tranciate di netto dai pistoni di un macchinario usato per la produzione di cassette di plastica, in un’azienda della zona industriale di contrada Brucazzi. Dopo una lunga istruttoria dibattimentale, il giudice Miriam D’Amore ha disposto la condanna, ad otto mesi di reclusione ciascuno, con pena sospesa, nei confronti di Emanuela Avellino, Roberto Sola e Calogero Attardi. Si tratta della proprietà dell’azienda e del responsabile tecnico. Non avrebbero adottato le necessarie misure di sicurezza per evitare il grave incidente. Dopo quanto accaduto, l’operaio venne licenziato ma ha deciso di costituirsi parte civile nel giudizio, rappresentato dall’avvocato Riccardo Balsamo. Il pm Pamela Cellura, nel corso della requisitoria, ha parlato una “posizione di garanzia” che il datore di lavoro ha sempre nei confronti di un proprio dipendente. Dalle indagini, sarebbe emersa l’assenza di una paratia di sicurezza nel macchinario. “L’operaio – ha proseguito il pm – era impegnato in operazioni di prassi”. Alla fine, ha chiesto la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione per tutti gli imputati. Una linea sostenuta anche dalla parte civile. L’avvocato Balsamo ha fatto riferimento ad esigenze di produzione che avrebbero indotto la proprietà a non fermare il ciclo, inducendo l’ex dipendente ad effettuare manovre non previste e comunque molto pericolose. Gran parte dell’istruttoria dibattimentale è ruotata intorno alla ricostruzione tecnica del macchinario e delle attività svolte dall’operaio. I legali di difesa, gli avvocati Fabrizio Ferrara e Lorenzo Infantino, hanno più volte sostenuto che l’incidente si sarebbe verificato a causa di un’iniziativa assunta dal lavoratore, in violazione del libretto di istruzioni del macchinario e delle disposizioni formulate dai datori di lavoro. Le misure di prevenzione, secondo la loro versione, sarebbero state rispettate e applicate.
Durante il giudizio, è stato sentito l’operaio che ha ricostruito i momenti precedenti e successivi al grave incidente, che l’ha costretto a perdere tre dita della mano, con conseguenze anche successive. Il giudice D’Amore ha accertato la prescrizione di alcuni reati contravvenzionali e all’azienda ha imposto la sanzione del pagamento di 150 quote, da 400 euro.