Gela. E’ stato un vero e proprio confronto tra accusa e difesa l’esame del tecnico Asp chiamato a testimoniare nell’ambito del processo a carico di Saverio Mazzocchi, Francesco Bognanni, Gianfranco Carvelli, Salvatore Montana e Rosario Serio: tutti ritenuti responsabili dell’incidente sul lavoro che, nel settembre di quattro anni fa, vide protagonista l’ex operaio della società Corima Giuseppe Grasso.
Il lavoratore precipitò da un’altezza di circa sette metri dopo il cedimento del lucernario di una struttura destinata alla manutenzione all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore.
“Posso confermare – ha ammesso il tecnico sentito davanti al giudice Fabrizio Molinari – che in quel caso non ci fu nessun coordinamento tra la committenza dei lavori e chi li eseguì. L’intervento era programmato con l’uso di un cestello elevatore ma, invece, fu effettuato accedendo sul tetto da una rampa di scale interne”.
Per questa ragione, i cinque sono chiamati a rispondere, a vari titolo, di non aver adottato tutte le necessarie misure per impedire l’infortunio. Le difese, comunque, hanno contestato l’esame del tecnico che svolse attività di consulenza anche per conto della procura. Come terzi responsabili, sono stati chiamati in causa sia la raffineria di Gela che la stessa Corima.
La famiglia dell’operaio, successivamente deceduto per altre cause, si è costituita parte civile con gli avvocati Emanuele Maganuco e Filippo Spina.