Gela. E’ durato alcune ore l’esame del consulente, nominato dai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, nel giudizio di secondo grado scaturito da un grave incidente sul lavoro che otto anni fa costò ad un operaio la perdita di tre dita della mano. Vennero tranciate di netto, mentre lavorava con un macchinario nel ciclo di produzione della plastica, in un’azienda dell’area industriale ex Asi di Brucazzi. Per quei fatti, in primo grado il giudice del tribunale di Gela ha disposto la condanna ad otto mesi di reclusione (con pena sospesa) per Emanuela Avellino, Roberto Sola e Calogero Attardi. Si tratta della proprietà dell’azienda e del responsabile tecnico. Non avrebbero adottato le necessarie misure di sicurezza per evitare il grave incidente. L’operaio venne licenziato ma ha deciso di costituirsi parte civile nel giudizio, rappresentato dall’avvocato Riccardo Balsamo. I giudici della Corte d’appello hanno disposto di riaprire l’istruttoria, andando incontro alle richieste dei difensori degli imputati, gli avvocati Fabrizio Ferrara e Lorenzo Infantino. Il consulente nominato dai giudici nisseni, un docente universitario, ha riferito principalmente sul sistema che avrebbe causato l’infortunio, che ancora oggi pesa sulla capacità lavorativa dell’operaio, che perse il posto. Le difese hanno sempre sostenuto che le conseguenze riportate dal ferito sarebbero dipese da un suo errore.
Ricostruzione contestata dal legale dell’ex dipendente, che anche in primo grado ha insistito sul fatto che il macchinario sarebbe rimasto in attività, nonostante l’assenza della paratia protettiva e la necessità di manutenzione. Dopo l’esame del consulente nominato dai giudici, che ha riferito oggi, toccherà a quelli di parte, che verranno sentiti in aula, così come chiesto anche dal legale di parte civile, che assiste il lavoratore rimasto ferito. In primo grado, anche l’azienda venne condannata al pagamento di 150 quote da 400 euro.
