Gela. Il dibattimento è stato aperto questa mattina, davanti al giudice Eva Nicastro. I fatti riguardano la morte dell’operaio Arcangelo Messana. A bordo della sua utilitaria finì in mare, in un tratto del lungomare Federico II di Svevia. I soccorritori lo trovarono ormai privo di vita. La vettura sfondò un parapetto, che divideva la scogliera dalla strada, nei pressi del porto rifugio. L’accusa portata avanti dai pm della procura è di omicidio colposo e ne rispondono l’ex sindaco Domenico Messinese (difeso dal legale Venere Salafia) e il funzionario comunale Raffaella Galanti (rappresentata dall’avvocato Rita Calò). In base alle contestazioni, ci sarebbero state omissioni nella messa in sicurezza di quel tratto di strada. Il gup dispose il rinvio a giudizio dei due imputati. Nel procedimento, il Comune è responsabile civile (con il legale Gabriella Ganci), chiamato in giudizio dai legali dei familiari della vittima, che sono parti civili, attraverso gli avvocati Filippo Bevilacqua, Arturo Barbarino, Mauro Lombardo e Nicoletta Cauchi. Sia la difesa dell’ex sindaco di allora che quella del funzionario dell’ente, già in fase di udienza preliminare contestarono le accuse.
Gli imputati, anche in base ai ruoli ricoperti a Palazzo di Città, non avrebbero avuto alcun tipo di onere amministrativo rispetto agli adempimenti che non sarebbero stati garantiti (anche su questo aspetto per le difese mancano vere certezze documentali). Inoltre, secondo questa linea, mancherebbe una connessione diretta tra la morte dell’operaio e l’incidente. Non fu effettuata l’autopsia e i legali di Messinese e Galanti non escludono che possa essere stato vittima di un malore, che gli avrebbe fatto perdere il controllo della vettura, poi finita in mare. Le parti hanno esposto le rispettive richieste di prova, così come fatto dal pm Gesualda Perspicace. I primi testimoni saranno sentiti il prossimo novembre.