Omicidio Vivaldo, l'inchiesta sull'agguato di venticinque anni fa: annullamento per Sanfilippo e Scatolini

In base all'indagine, ci sarebbe la 'ndrangheta dietro all'azione di morte

27 dicembre 2025 18:16
Omicidio Vivaldo, l'inchiesta sull'agguato di venticinque anni fa: annullamento per Sanfilippo e Scatolini -
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Milano. Torna in libertà l'ottantenne Stefano Sanfilippo, gelese ma da anni residente nella provincia lombarda e per gli investigatori vicino alle 'ndrine calabresi. I giudici del tribunale del riesame di Milano hanno annullato il provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti, con l'accusa di aver avuto un ruolo nell'omicidio, di venticinque anni fa, di Nicola Vivaldo, freddato a Mazzo, una frazione del Comune di Rho. Sanfilippo aveva ricevuto un provvedimento di custodia in carcere. Per gli inquirenti, sarebbe stato lui a informare i killer rispetto alle abitudini di Vivaldo, che conosceva molto bene. Annullamento anche per un altro coinvolto nell'inchiesta, Stefano Scatolini, però già detenuto per altre vicende. In base all'indagine, ci sarebbe la 'ndrangheta dietro all'azione di morte. Misure in carcere sono state eseguite per il presunto esecutore materiale, il cinquantasettenne Massimo Rosi e ancora per il cinquantatreenne Bruno Gallace, che avrebbe procurato le armi, e per quelli che vengono considerati i mandanti, ovvero il settantottenne Vincenzo Gallace e il sessantaduenne Vincenzo Rispoli. Sono tutti considerati esponenti di spicco delle 'ndrine attive in Lombardia. Vivaldo, secondo gli inquirenti, era ritenuto un informatore delle forze dell'ordine, soprattutto rispetto al traffico di droga controllato dai calabresi. Gli investigatori, nell'attività di indagine, hanno potuto sviluppare le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, Emanuele De Castro, che prese parte all'agguato mortale.

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