Milano. I giudici della Corte d’assise di Milano hanno assolto il sessantaquattrenne Antonio Rinzivillo, già ai vertici dell’omonima famiglia di mafia e da anni ristretto sotto regime di carcere duro. Per i magistrati milanesi non ci sono prove certe di un suo coinvolgimento nell’omicidio di Cristoforo Verderame, un gelese freddato nel piazzale di una scuola, a San Giuliano Milanese, ormai trentatré anni fa. Per gli investigatori dell’antimafia, sarebbe stato Rinzivillo ad ordinare la spedizione di morte, così da lanciare un messaggio ai rivali della stidda, che stavano cercando di farsi strada anche nell’hinterland del capoluogo lombardo, dove arrivò la faida tra i due gruppi. Accuse che hanno portato Rinzivillo a processo, anche sulla scia di quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Antonino Pitrolo, condannato in abbreviato per questi fatti e che si è autoaccusato dell’omicidio. I legali di Rinzivillo, gli avvocati Flavio Sinatra ed Eliana Zecca, sono invece riusciti a dimostrare l’assenza di elementi concreti per collegare il sessantaquattrenne all’azione di morte. La sua posizione era già stata archiviata in un altro filone di indagine, ma poi i pm milanesi hanno riaperto l’inchiesta, basandosi anche sui riscontri dei collaboratori di giustizia. I difensori di Rinzivillo hanno fatto una disamina delle contestazioni, ribadendo l’assenza di qualsiasi coinvolgimento dell’imputato. I giudici hanno emesso sentenza di assoluzione, nonostante la richiesta di ergastolo formulata dal pubblico ministero.
Condanna chiesta anche dai legali dei familiari di Verderame, che si sono costituiti parti civili, sia nell’abbreviato che ha portato alla condanna di Pitrolo, sia nel giudizio in assise contro Rinzivillo. I legali, gli avvocati Carmelo Tuccio e Giuseppe Simonetti, hanno sostenuto la piena colpevolezza del boss, ritenendolo mandante dell’agguato mortale. I giudici della Corte d’assise hanno però emesso sentenza di assoluzione. Quello di Verderame fu uno di diversi omicidi di mafia commessi nella zona di Milano, alla fine degli anni ’80, con vittime gelesi.