Omicidio Sotti, sorella Cilio parla in aula: niscemese accusato dell’omicidio del giovane operaio

 
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Sotti trovato senza vita davanti al garage di casa

Gela. “Non rientrava mai tardi la sera a casa e non dormiva fuori. Mio padre non glielo avrebbe permesso”. Ha descritto una routine quotidiana normale la sorella del niscemese Giuseppe Cilio, condannato all’ergastolo, in primo grado, con l’accusa di aver ucciso l’allora ventiduenne Orazio Sotti. Il giovane operaio venne ammazzato diciannove anni fa davanti al garage di casa, nella zona di Fondo Iozza. Per gli investigatori, Cilio avrebbe agito per gelosia, dopo aver saputo della relazione che Sotti aveva intrattenuto con la sua fidanzata del tempo. La sorella dell’imputato è stata sentita in qualità di testimone, citata dalla difesa. Il legale che rappresenta Cilio, l’avvocato Salvo Macrì, ha chiesto e ottenuto una parziale riapertura dell’istruttoria, con l’esame di altri testimoni. La donna avrebbe anche escluso l’esistenza di un’eventuale relazione sentimentale tra il fratello e una giovane gelese. Ricostruzione che in gran parte sembra contrastare con quanto ricostruito dai pm della procura, dai poliziotti del commissariato e da quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria. Ha anche ammesso che il fratello era spesso insieme ad un amico, con il quale condivideva le uscite serali. L’uomo verrà sentito alla prossima udienza, fissata per fine mese. Il verdetto di condanna è stato impugnato dalla difesa del niscemese e adesso la decisione spetterà ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta.

In primo grado, l’assoluzione è stata pronunciata nei confronti di Salvatore Cilio, fratello di Giuseppe, e inizialmente ritenuto coinvolto nell’agguato costato la vita al giovane operaio. La famiglia della vittima per anni ha chiesto che il caso non venisse dimenticato dagli investigatori, fino alla riapertura e all’arresto dei due fratelli di Niscemi, e adesso è parte civile, con gli avvocati Giuseppe Cascino, Francesco Minardi e Maria Cascino.

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