Omicidio Sotti, la condanna ridotta a Giuseppe Cilio: depositate le motivazioni della sentenza

 
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Cilio è stato condannato in via definitiva a ventiquattro anni di reclusione

Gela. Non ci fu premeditazione nell’agguato che uccise l’allora ventiduenne Orazio Sotti. Il giovane venne colpito a morte, dai proiettili di una pistola che sarebbe stata impugnata dal niscemese Giuseppe Cilio. I giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta, lo scorso luglio, hanno rideterminato la pena imposta all’imputato. Ventiquattro anni di reclusione a fronte dell’ergastolo, deciso invece dalla Corte d’assise, in primo grado. Sono state depositate le motivazioni che hanno indotto i giudici nisseni ad accogliere, seppur in parte, la tesi difensiva, sostenuta dal legale di Cilio, l’avvocato Salvo Macrì. A questo punto, la difesa si prepara a portare il caso in Cassazione. Dopo l’istruttoria fiume di primo grado, anche in appello sono emersi ulteriori particolari di un omicidio, per anni avvolto nel mistero. La giovane vittima non aveva mai avuto rapporti con la criminalità organizzata, nonostante il metodo usato per l’esecuzione facesse pensare ad un’azione di mafia. Gli investigatori hanno battuto altre piste, fino a quando i poliziotti dell’aliquota e quelli del commissariato, coordinati dai pm della procura, sono arrivati a Cilio e al fratello Salvatore, assolto però in primo grado. Sotti sarebbe stato ucciso per ragioni sentimentali. L’imputato non avrebbe accettato il fatto che il giovane, ammazzato davanti al garage di casa a Fondo Iozza, avesse avuto relazioni con la sua fidanzata di allora e con quella del fratello. Un impeto che l’avrebbe spinto ad armarsi e a fare fuoco. Decisiva è stata la volontà della famiglia Sotti, intenzionata a trovare una verità, nonostante i tanti anni trascorsi. La donna che la notte dell’omicidio si trovava insieme a Cilio ha confermato di averlo accompagnato nella zona di Fondo Iozza, ma non avrebbe assistito a quello che accadde successivamente. Nella decisione emessa, vengono confermate le statuizioni in favore dei familiari del giovane ucciso, costituiti parti civili con gli avvocati Giuseppe Cascino, Francesco Minardi e Maria Cascino.

Per i legali, così come per la procura generale, andava confermato l’ergastolo. La Corte d’assise d’appello, invece, ha escluso la premeditazione, riducendo notevolmente l’entità della condanna. Le parti valuteranno le motivazioni appena depositate e probabilmente potrebbe essere la Cassazione a mettere la parola fine su un “cold case” ricostruito ad anni di distanza. Sotti venne raggiunto a morte dai proiettili nel dicembre di diciannove anni fa.

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