Gela. Per arrivare alla pista ritenuta giusta, individuando i responsabili dell’omicidio del cinquantaseienne Domenico Sequino, gli investigatori analizzarono più punti, anche di inchieste parallele. Questa mattina, davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta, sono stati sentiti, come testimoni, proprio due investigatori, che si occuparono anche di acquisire il contenuto di diverse intercettazioni, telefoniche e ambientali. A processo, sono imputati Nicola Liardo, il figlio Giuseppe Liardo e Salvatore Raniolo. Sono accusati di essere i mandanti e l’esecutore dell’azione di morte. Un militare della guardia di finanza, in forza al Gico di Roma, ha parlato di risultanze dell’inchiesta “Extra fines”, che erano stato citate anche nel corso di udienze precedenti. In quel periodo, gli inquirenti seguivano gli spostamenti e i contatti del boss Salvatore Rinzivillo e pare che anche il sessantenne avesse chiesto notizie, ad alcuni interlocutori, su quanto accaduto a Sequino. I carabinieri che si occupavano dell’indagine, partita dopo l’agguato del dicembre di sette anni fa, sono però certi che i Liardo e Raniolo avessero pianificato l’omicidio. Dialoghi intercettati, in carcere, sono considerati decisivi, visto che i tre imputati, secondo i pm della Dda di Caltanissetta e gli stessi carabinieri, avrebbero espressamente fatto riferimento all’agguato e alle modalità attuate per uccidere il tassista, freddato in piazza Umberto I, nei pressi della chiesa Madre. Gli imputati hanno sempre negato di essere coinvolti. Escludono di aver nutrito rancori verso Sequino, al punto da decidere di ucciderlo. Le indagini, invece, hanno tratto spunto da un debito che pare la vittima avesse maturato, per somme che gli erano state affidate da Nicola Liardo. Il denaro e ulteriori contasti, stando agli inquirenti, avrebbero spinto i Liardo a pianificare l’omicidio, con l’agguato messo a segno da Raniolo. I tre hanno sempre negato tutto.
Sul contenuto delle intercettazioni, che si incrociano con quelle dell’inchiesta “Donne d’onore”, che coinvolge proprio la famiglia Liardo, le difese continuano ad avanzare conclusioni differenti rispetto a quelle dei pm dell’antimafia nissena. I familiari di Domenico Sequino, fin dalle indagini, stanno seguendo l’evolversi del procedimento e sono costituiti parti civili, con l’avvocato Salvo Macrì. Nuovi testimoni saranno sentiti a fine mese. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Antonio Gagliano e Gioacchino Genchi.