Gela. Lo scorso anno, la Corte d’assise di Caltanissetta, al termine del giudizio per l’omicidio di Domenico Sequino, pronunciò tre assoluzioni per Nicola Liardo, per il figlio Giuseppe Liardo e per Salvatore Raniolo. A conclusione di una lunga e complessa istruttoria dibattimentale, gli elementi acquisiti non furono ritenuti decisivi per collegare i tre all’azione di morte costata la vita al tassista, ucciso nove anni fa a colpi di pistola, in pieno centro storico. I pm della Dda di Caltanissetta, valutando le motivazioni che spinsero la Corte a pronunciare le assoluzioni, hanno deciso per l’impugnazione. Il procedimento di secondo grado, in Corte d’assise d’appello, inizierà a giugno. L’udienza è stata fissata. In primo grado, l’accusa aveva concluso con la richiesta di condanna all’ergastolo per tutti gli imputati, ritenuti mandanti ed esecutori dell’azione di morte. Stesse valutazioni finali condotte dal legale di parte civile, l’avvocato Salvo Macrì, che assiste i familiari della vittima. Sequino venne ucciso da un killer che gli sparò alle spalle mentre un complice lo attendeva in sella ad uno scooter (quest’ultimo non è mai stato identificato). Secondo gli inquirenti, a sparare sarebbe stato Raniolo mentre Nicola Liardo, anche attraverso il figlio Giuseppe, avrebbe pianificato i particolari. Gli investigatori sono certi che Liardo abbia deciso la morte di Sequino, a seguito di vicende del passato, maturate pure intorno ad una consistente somma di denaro, pare reclamata dai Liardo e che la vittima gli avrebbe negato. Molti elementi investigativi erano tra gli aspetti del maxi blitz “Tagli pregiati” e successivamente sarebbero stati i colloqui in carcere tra Nicola Liardo e i familiari a delineare la svolta, con gli arresti e la pesante accusa di omicidio.
Proprio sul contenuto delle intercettazioni, le difese hanno impostato buona parte della linea che li ha condotti ad escludere un nesso tra l’omicidio e gli imputati. A seguito di nuovi accertamenti tecnici (avvalendosi del perito fonico forense Gabriele Pitzianti), i legali hanno indicato che le captazioni non contenevano richiami all’omicidio. La vicenda arriva in appello. Gli imputati, scarcerati a seguito della pronuncia di assoluzione, sono rappresentati dagli avvocati Giacomo Ventura, Davide Limoncello, Flavio Sinatra e Antonio Gagliano.