Gela. Il collaboratore di giustizia Angelo Bernascone, in passato imprenditore nel settore metalmeccanico, questa mattina ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta ha ribadito quanto già spiegato nel corso della precedente udienza. L’omicidio del tassista cinquantacinquenne Domenico Sequino sarebbe stato pianificato per una vendetta. Nicola Liardo per diverso tempo cercò di recuperare somme che in passato aveva deciso di investire nel nord Italia: circa sessantamila euro sfumati. Secondo Bernascone, avrebbe accusato anche Sequino. Il collaboratore ha risposto alle domande dei difensori dello stesso Liardo, del figlio Giuseppe Liardo e di Salvatore Raniolo, imputati per l’omicidio del cinquantacinquenne ucciso a pochi passi dalla chiesa Madre, e a quelle della parte civile. Ha ribadito che Liardo l’avrebbe preso di mira, visto che l’affare si sarebbe dovuto concretizzare con aziende legate alla sua attività imprenditoriale. Liardo più volte l’avrebbe minacciato di morte e picchiato. Le attività di Bernascone, ad un certo punto, sarebbero andate a picco proprio per le pressioni della criminalità gelese. Doveva pagare somme ingenti ai Rinzivillo. Secondo il suo racconto, fu costretto a versare anche più di 500 mila euro in un’unica soluzione, soldi fatti recapitare ai Rinzivillo direttamente a Roma. Uno spaccato che era già emerso nell’inchiesta “Tagli pregiati”. Le difese degli imputati, in udienza, hanno chiesto di acquisire intercettazioni, condotte nell’inchiesta “Tagli pregiati”, che riguardano conversazioni tra Bernascone e Sequino. Sono stati acquisiti i verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.
Nel corso della prossima udienza, è in programma l’esame di due carabinieri, che si occuparono dell’inchiesta successiva all’agguato mortale. Gli imputati hanno sempre escluso di essere coinvolti nell’omicidio. Sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Antonio Gagliano e Gioacchino Genchi. La famiglia Sequino, invece, è nel procedimento come parte civile, assistita dall’avvocato Salvo Macrì.