Ravenna. E’ durata dal mattino e fino alla prima serata di ieri, l’udienza tutta incentrata sui testimoni chiamati in aula dai pm. Gli investigatori che si sono occupati di ricostruire il sequestro e la successiva uccisione dell’allora ventenne Pierpaolo Minguzzi, hanno ripercorso tutti gli sviluppi che li condussero ad individuare i presunti responsabili. Un cold case che fu possibile riaprire, soprattutto attraverso le segnalazioni dei familiari del giovane, rapito e ucciso ad Alfonsine, piccolo centro del ravennate, nell’aprile di trentaquattro anni fa. A rispondere alle accuse, davanti al collegio penale del tribunale di Ravenna, sono due ex carabinieri, il gelese Orazio Tasca e Angelo Del Dotto, oltre all’operaio Alfredo Tarroni. Gli inquirenti sono certi che dietro l’omicidio Minguzzi ci fossero proprio loro, che solo poche settimane dopo tentarono di ottenere il riscatto per un altro rapimento dello stesso tipo, sempre finito nel sangue. Rispetto al caso Minguzzi, gli imputati hanno sempre respinto le accuse. Negano di aver fatto parte del commando che avrebbe rapito il giovane, che in quel periodo svolgeva il servizio militare, come ausiliario nei carabinieri. In aula, si sono susseguite le testimonianze dei poliziotti, che ripresero in mano i fascicoli, rimasti senza risposte per diversi anni.
I familiari di Minguzzi sono parti civili nel giudizio, assistiti dagli avvocati Luca Canella, Luisa Fabbri e Paolo Cristofori. Gli imputati sono rappresentati dai legali Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri. Dalle testimonianze è emerso comunque che i due carabinieri Tasca e Del Dotto conoscessero molto bene gli spostamenti del giovane, in servizio nella loro stessa caserma. Avrebbero quindi pianificato l’azione, fino al giorno del sequestro. Sembra che il ventunenne fu comunque ucciso subito dopo il rapimento, ma i soldi alla famiglia, circa trecento milioni delle vecchie lire, furono ugualmente richiesti, a titolo di riscatto. Importanti, dopo la riapertura delle indagini, si rivelarono anche alcune segnalazioni anonime. In aula, per l’esame di altri testimoni, si tornerà a fine mese.