Ravenna. Dopo circa un’ora di camera di consiglio, i giudici della Corte d’assise di Ravenna hanno letto un dispositivo di assoluzione per l’ex carabiniere gelese Orazio Tasca, per l’altro ex militare dell’arma Angelo Del Dotto e per l’idraulico Alfredo Tarroni. Per i giudici romagnoli, non furono loro ad organizzare il sequestro dell’allora ventenne Pierpaolo Minguzzi e ad ucciderlo, praticamente dopo qualche ora. La procura aveva chiesto l’ergastolo per i tre imputati, già condannati per un fatto analogo, risalente a poche settimane dopo quel tragico sequestro. Minguzzi fu trovato privo di via lungo un tratto del Po di Volano, trentacinque anni fa. Anche i legali della famiglia, costituiti parti civili, avevano concluso riconoscendo la piena responsabilità dei due ex carabinieri e dell’idraulico. Nel corso della lunga istruttoria, si sono susseguite anche perizie foniche, in contrasto tra loro. Secondo la procura, fu Tasca il telefonista che contattò la famiglia Minguzzi per chiedere i soldi del riscatto, nonostante il giovane fosse già morto. Tasca e Del Dotto prestavano allora servizio ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, dove vive la famiglia, che da anni chiede giustizia, assistita dai legali Paolo Cristofori, Luca Canella e Luisa Fabbri. Sulla stessa linea, e quindi per la condanna degli imputati, anche l’Avvocatura dello Stato, costituita nell’interesse del Ministero della difesa, e il legale di un’associazione che rappresenta carabinieri. Le difese (sostenute dai legali Luca Orsini, Gianluca Silenzi e Andrea Maestri), invece, anche nel corso della discussione finale hanno spiegato che non sono emersi elementi che possano ricondurre agli imputati. Non ci sarebbe un collegamento tra quell’azione e il ruolo dei tre.
Durante l’istruttoria, inoltre, non sono mancati riferimenti a possibili depistaggi e ad eventuali coperture che all’epoca avrebbero favorito i responsabili del sequestro e dell’omicidio. Per la Corte d’assise, però, non furono i tre imputati ad agire. Il pm Marilù Gattelli aveva posto la necessità della trasmissione degli atti alla procura per valutare la posizione di altri due carabinieri, che avrebbero rilasciato false dichiarazioni. Le motivazioni verranno depositate entro novanta giorni e la procura potrebbe decidere di rivolgersi alla Corte d’assise d’appello.