Omicidio Abaza, difesa Stan al riesame: ha ammesso di averla colpita ma non per uccidere
Il legale che lo assiste, rifacendosi a quanto spiegato dall'indagato, pare escludere la sua volontà di uccidere
Gela. Per i pm della procura e per i carabinieri che sono arrivati al suo arresto, accusandolo dell'omicidio della sessantaquattrenne Veronica Abaza, Lucian Stan, nella notte tra il 16 e il 17 settembre, avrebbe esercitato una violenza tale da mettere fine alla vita della donna. E' attualmente detenuto nel carcere di Balate e la difesa, sostenuta dal legale Giulio Bennici, si prepara al riesame. Saranno i giudici del tribunale di Caltanissetta, quindi, a valutare il ricorso difensivo che punta principalmente ad aspetti legati ai motivi della misura applicata al quarantenne romeno. Il legale che lo assiste, rifacendosi a quanto spiegato dall'indagato, pare escludere la sua volontà di uccidere. Nel corso dell'interrogatorio, successivo all'arresto, Stan avrebbe ammesso di aver colpito Veronica Abaza, ma non con l'intento di ucciderla. Sembra che tra i due ci fosse un rapporto di convivenza sporadica. La sessantaquattrenne veniva ospitata, in qualche occasione, pure da altri connazionali, che vivono in città. Per gli investigatori, avrebbe subito per anni le violenze di Stan, che peraltro in passato aveva avuto una relazione con la figlia della vittima. Quel che è certo è il silenzio di Veronica Abaza, che non denunciò mai le aggressioni patite, come hanno riferito pm e carabinieri. Il procuratore capo Salvatore Vella e i militari dell'arma, attraverso l'esito dell'autopsia, non escludono che l'indagato sia addirittura salito a cavalcioni sul corpo della donna, fino a causarle una sorta di schiacciamento. La difesa, analizzando le conclusioni del perito di parte, ritiene che quelle fratture possano essere l'esito di un maldestro tentativo di rianimare la sessantaquattrenne, anche attraverso un improvvisato massaggio cardiaco. Per lei, non c'era più nulla da fare. Gli inquirenti ritengono che Stan, “uomo sempre violento”, abbia inferto colpi tali, “a mani nude”, da non lasciare scampo alla vittima, nonostante il tentativo di far passare il decesso come effetto di un incidente domestico, per una presunta caduta dalle scale. Una versione che fin dall'inizio pare non aver avuto alcun fondamento, secondo le valutazioni condotte dalla procura e dai carabinieri. Le indagini vanno avanti.
In foto Veronica Abaza
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