Gela. “Oggi per me è una bella giornata e ci tengo a ringraziare tutte le Forze dell’Ordine che da quella terribile sera non hanno mai smesso di stare accanto a me e alla mia famiglia. Oggi lo Stato ha dato una grande risposta”
Nunzio Di Pietro ha reagito così, visibilmente emozionato, alla notizia dell’arresto dei due presunti aggressori che lo scorso 4 marzo lo aggredirono selvaggiamente con delle spranghe per rapinarlo dell’incasso dei suoi supermercati.
L’individuazione dei due presunti colpevoli e il loro conseguente arresto arriva a dodici giorni dal brutale pestaggio dell’imprenditore, grazie ad una serrata indagine portata avanti dagli uomini della Polizia di Stato.
“Il risultato di oggi è merito del grande lavoro fatto sul campo dagli uomini della Polizia di Stato, con in testa il questore Emanuele Ricifari – continua Di Pietro – e il primo dirigente del Commissariato di Gela, Felice Puzzo. Ma sento il dovere di ringraziare ogni componente delle forze dell’Ordine, Carabinieri e Guardia di Finanza che ci hanno fatto sempre sentire la loro presenza, oltre che il Prefetto di Caltanissetta Chiara Armenia”.
I presunti responsabili dell’aggressione sarebbero, secondo gli inquirenti, il 35enne Diego Rinella ed il 23enne Carmelo Ascia, entrambi gelesi e con un lungo curriculum criminale alle spalle. I due sono stati bloccati dagli agenti mentre stavano pianificando una fuga all’estero per far perdere definitivamente le loro tracce.
Secondo gli inquirenti lo scorso 4 marzo avrebbero atteso Di Pietro e lo avrebbero rapinato, dopo averlo colpito più volte con delle spranghe. Un pestaggio violento, che Di Pietro prova a ricostruire così.
“Di quella sera ricordo poco – racconta con voce tremolante – solo il primo colpo di spranga che mi ha colpito alla testa e poi la violenza cieca dei miei due aggressori. Non hanno mai detto una parola, di loro ricordo solo il ghigno che si intravedeva nell’apertura del passamontagna. Poi il buio, mi sono risvegliato tempo dopo in ospedale, ricoperto di sangue, ma per fortuna vivo”.
A suffragare i sospetti degli investigatori anche il ritrovamento di un’ingente somma di denaro che secondo gli inquirenti potrebbe essere proprio il fritto della rapina dello scorso 4 marzo. Sarebbero comunque tanti altri gli elementi che giustificherebbero l’adozione del fermo dei due indagati che, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti in carcere a Balate, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Di Pietro, che ancora porta sul volto e sul corpo le cicatrici profonde del brutale pestaggio, regala un abbraccio virtuale a tutta quella gente che in questi giorni gli ha voluto testimoniare affetto e vicinanza.
“Ho ricevuto attestati di solidarietà da tutta Italia – racconta commosso – nella mia vita ho sempre cercato di fare del bene e oggi fortunatamente sto raccogliendo quello che ho seminato assieme alla mia famiglia. Tante volte nella vita ho pensato di mollare, ma andrò avanti come sempre perché so di avere attorno una comunità di gente perbene. A Gela c’è tanta brava gente – conclude Di Pietro – ed è grazie allora che ho deciso ancora una volta di non abbassare la testa. Non saranno sicuramente poche mele marce a farmi arrendere”.