Gela. Le avrebbe anche imposto con la forza rapporti sessuali completi nonostante il delicato intervento chirurgico sostenuto per rimuovere un carcinoma alla vagina.
Il collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Patrizia Castellano, ha condannato a due anni e sei mesi di reclusione un operaio cinquantenne, finito sotto processo per una serie di abusi e violenze messe in atto ai danni della moglie. Fu propria la donna, nell’agosto di un anno fa, a sporgere denuncia e a dare il via alle indagini. Nella ricostruzione fornita in aula dal pubblico ministero Antonio D’Antona, sono emersi diversi particolari del rapporto matrimoniale tra l’imputato, difeso dall’avvocato Angelo Urrico, e la consorte che, comunque, ha scelto di non costituirsi parte civile. “L’imputato – ha spiegato in aula il pm – ha più volte umiliato la moglie, anche davanti ai figli, fino a sputarle addosso”. Stando all’accusa, l’operaio avrebbe addirittura utilizzato un coltello per minacciare la consorte. Elementi che hanno indotto il magistrato a chiedere la condanna a quattro anni e tre mesi di detenzione. Decisamente opposta, invece, la descrizione resa dalla difesa dell’uomo. L’avvocato Angelo Urrico, infatti, ha puntato nelle sue conclusioni sulle tante, presunte, incongruenze riscontrate nella denuncia sporta dalla vittima nell’agosto di un anno fa. “Tutto – ha spiegato l’avvocato – si è concentrato in pochissimi giorni dopo anni di assoluta tranquillità familiare. Il nodo cruciale fu il furto messo a segno nell’abitazione di famiglia. Il mio assistito ebbe il sospetto che la moglie potesse aver partecipato all’azione, tanto da portare via diversi monili in oro conservati nell’appartamento”. Il legale, inoltre, ha messo in discussione l’attendibilità della versione resa dalla donna anche davanti agli investigatori. “Se è vero – ha precisato – che subì violenze per ben vent’anni dallo stesso uomo, come mai non scelse prima di denunciare? Tutti i parenti più vicini alla coppia hanno categoricamente escluso che l’imputato abbia mai picchiato la moglie”. Buchi ricostruttivi che, secondo la difesa, avrebbero dovuto portare all’assoluzione dell’operaio.
Il collegio ha scelto di escludere, dal conteggio della pena, le aggravanti richieste dall’accusa. Furono i carabinieri i primi ad intervenire nell’appartamento della coppia dopo la prima segnalazione arrivata dalla donna.