Gela. Rimangono agli arresti domiciliari il sessantottenne Rocco Cinardi e il ventiduenne Francesco Carfì. No dal gip. Sono accusati, insieme a Stefano e Messimiliano Trubia, di essere i responsabili della notte di fuoco che, nell’agosto di un anno fa, si scatenò tra le strade di Settefarine. Colpi d’arma sarebbero stati esplosi sia nei pressi del giardino della legalità che in direzione di un appartamento di via Sciuti. Secondo gli investigatori, si tratterebbe di episodi legati ad una presunta resa dei conti tra nuclei familiari in conflitto. L’accusa è di tentato omicidio. I difensori degli indagati, gli avvocati Giuseppe Simonetti e Samantha Rinaldo, avevano chiesto che la misura dei domiciliari venisse sostituita da una meno afflittiva. La difesa ha fatto leva sulla volontà dei due indagati di chiarire l’intera vicenda. Si sarebbero solo difesi da una possibile aggressione ai loro danni. Il gip Veronica Vaccaro, però, non ha accolto l’istanza. La difesa ha già provveduto a depositare una richiesta di riesame. Stessa soluzione adottata dal difensore di fiducia dei giovanissimi Stefano e Massimiliano Trubia, l’avvocato Nicoletta Cauchi. Ristretti nel carcere di Balate, hanno scelto di non rispondere alle domande del gip. Sono accusati di aver sparato in direzione dello stabile di via Sciuti. Adesso, saranno i magistrati del tribunale della libertà di Caltanissetta a valutare le richieste.