Gela. Cade l’accusa di aver messo sotto estorsione il titolare di uno stucchificio della città. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno assolto l’operaio Franco Scerra. In primo grado, il collegio penale del tribunale di Gela l’ha riconosciuto colpevole di aver agito per conto di cosa nostra, imponendogli la condanna a quattro anni e cinque mesi di reclusione. Da quanto emerso, gli si contestava anche l’essersi impossessato di materiale edile senza pagarlo. Il verdetto di condanna è stato impugnato in appello dal suo legale di fiducia, l’avvocato Flavio Sinatra. Già in primo grado, la difesa aveva sostenuto che il presunto ruolo di Scerra sarebbe stato ricostruito solo basandosi sul suo rapporto di parentela con Rosario Trubia, ex reggente delle famiglie di mafia della città. L’imputato, però, non avrebbe mai avuto rapporti con le organizzazioni criminali, essendo anche incensurato. La difesa ha messo in discussione le dichiarazioni rese dal titolare dell’attività commerciale, che sarebbe caduto spesso in contraddizione. Elementi che hanno indotto i giudici nisseni a ribaltare la decisione, assolvendo l’operaio.
Condanna ridotta per l’altro imputato, Giuseppe Novembrini, difeso dall’avvocato Maurizio Scicolone. Era invece ritenuto responsabile della messa a posto (sempre per conto dei clan) del titolare di un negozio di giocattoli. A differenza della decisione pronunciata dai giudici di primo grado, gli è stata riconosciuta la continuazione con precedenti sentenze di condanna, riducendo il verdetto a quattro anni e sei mesi di reclusione a fronte degli undici anni impostigli dal collegio penale del tribunale di Gela.