Gela. Subì intimidazioni, con colpi di arma da fuoco esplosi contro il garage della propria abitazione. Per i pm della Dda di Caltanissetta, l’imprenditore gelese Angelo Piazza avrebbe però ritrattato, diventando reticente su quanto accaduto, quando venne sentito nel corso dell’istruttoria dibattimentale del processo di primo grado legato all’inchiesta antimafia “Falco”. Il gup del tribunale di Caltanissetta, ieri, ha però assolto il quarantenne, con sentenza di non luogo a procedere. Sono state accolte le indicazioni dei legali di difesa, gli avvocati Maurizio Scicolone e Gabriele Chiparo. Era accusato di falsa testimonianza, aggravata dall’aver agevolato il clan, secondo gli investigatori guidato da Gianluca Pellegrino, condannato in primo grado per i fatti del blitz “Falco”. Per gli investigatori, quei colpi di arma da fuoco sarebbero stati esplosi dopo che l’imprenditore disse di no all’assunzione del fratello di Pellegrino, a sua volta imputato e condannato in primo grado nel giudizio “Falco” (è in corso il procedimento di appello).
Secondo i difensori, l’imprenditore, che nel periodo dei fatti ricostruiti dall’indagine lavorava in importanti appalti pubblici, non avrebbe tentato di sviare gli inquirenti, rilasciando dichiarazioni per non danneggiare Pellegrino. La sua versione sarebbe stata sempre coerente. Le accuse sono cadute.