Gela. “La comunità di Gela è assente, sono attività di indagine effettuate senza alcun contributo dei cittadini, che assistono a fatti di reato ma non segnalano”. Il procuratore capo Fernando Asaro lo aveva già detto in passato e torna a ribadirlo al termine dell’indagine “Cave canem”. Chi è testimone di reati o addirittura li subisce, non denuncia. Anche un tentativo di sequestro, in pieno giorno e all’uscita dell’istituto commerciale “Sturzo”, è stato bloccato solo dalla volontà di un docente, che accortosi di quanto stava accadendo, ha messo in fuga i giovani che avevano intenzione di caricare a bordo di un’auto, con la violenza, uno studente minorenne. Senza un sistema di videosorveglianza pubblico e con l’omertà di tanti, le indagini non sono mai facili da condurre. Anche in questo caso, si sono rivelate determinanti le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza privati e le intercettazioni. Denunce, invece, praticamente inesistenti. Un allarme che arriva di nuovo dai pm della procura.
“Sarebbe necessario rimuovere i cartelli posti all’ingresso della città – ha continuato Asaro – dove si legge “città videosorvegliata” e “città derackettizata”. Non è vero”. Una presa di posizione molto chiara, quella del magistrato, che ormai da tempo spiega che le porte della procura sono sempre aperte per chi volesse denunciare fatti illeciti. “Siamo ancora fermi alle telecamere private e alle attività tecniche di intercettazione – ha concluso – e non a verbali di denuncia resi dai cittadini, che dovrebbero riscattare la città anche attraverso la piena e totale fiducia in quella che è l’istituzione dello Stato”.
Caro Asero per poco più di uno squardo a gela ti bruciano la macchina figurati se andiamo a denunciare
Poi me la compri tu o il sindaco.
Fatto istallare con i soldi del Comune o della comunità europea le telecamere nella città oppure in fatto in modo che cittadini possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi il costo totale delle telecamere