Gela. Madre e figlio erano accusati di essersi introdotti all’interno dell’abitazione dei vicini, aggredendoli. I rapporti tra i due nuclei familiari non sarebbero stati buoni e l’ennesimo diverbio, causato da lavori edili in corso, avrebbe definitivamente inasprito gli animi. La vicenda processuale che ne è scaturita, però, si è chiusa in appello. In primo grado, il figlio era già stato assolto, mentre la madre era deceduta. Secondo il giudice, non ci sarebbero state prove sufficienti per dimostrare che entrambi si fossero introdotti nell’immobile dei vicini. Un verdetto favorevole, attenuto dai legali Giuseppe Cascino e Carolina Macrì, che la parte civile ha spinto per impugnare in appello.
Davanti ai giudici nisseni di secondo grado, però, la difesa dei vicini, che sarebbero stati aggrediti, ha deciso di rinunciare al ricorso, sostanzialmente inducendo la Corte d’appello a chiudere l’intero procedimento.