Gela. I familiari del quarantacinquenne Gianfranco Di Natale ritengono che le cause della sua prematura fine debbano essere valutate con molta più attenzione, anche attraverso ulteriori approfondimenti clinici. Il legale che li rappresenta, l’avvocato Rocco Cutini, ha depositato l’opposizione all’archiviazione, invece avanzata dal pm della procura di Palermo Giorgia Righi. Sono stati i magistrati palermitani ad avviare indagini, dopo il decesso del dipendente Eni, morto all’Ismett. L’ipotesi iniziale era incentrata sulla possibilità che Di Natale fosse venuto a contatto con sostanze pericolose, nel campo iracheno della multinazionale dove operava insieme ad altri dipendenti gelesi e non solo. Il padre, la madre, il fratello e la sorella, dopo aver appreso della richiesta di archiviazione, hanno scelto di dare mandato al legale per opporsi. Secondo i periti incaricati di verificare le cause del decesso, non ci sarebbero state anomalie nella sua vicenda clinica. Nella perizia si escludono “concentrazioni anomale di radioattività” e non è “risultata assunzione di sostanze esogene” o la presenza di “metalli pesanti”. Per gli specialisti, la fine del dipendente Eni sarebbe stata determinata da “un terminale arresto cardiaco-circolatorio quale esito di insufficienza multi organo secondaria e shock cardiogeno da infarto del miocardio a coronarie indenni”. Nell’atto di opposizione, invece, si indicano diversi fattori da accertare. Prima della partenza, era stato sottoposto a visita in una struttura di Milano e pare non fossero emerse complicanze di nessun tipo e per la difesa c’è da accertare anche questo esito. Una morte ritenuta sospetta, almeno dai familiari e dal legale che li rappresenta. Sarà il gip del tribunale di Palermo a decidere se accogliere o meno le richieste. Se ritenesse fondata l’opposizione, potrebbe disporre una prosecuzione delle indagini.
Le morti sospette dei dipendenti gelesi che prestavano servizio nel campo iracheno non si fermano alla vicenda del quarantacinquenne. I pm della procura di Gela hanno avviato indagini sulla morte del trentaseienne Filippo Russello, stroncato da un malore mentre era in sella alla sua bici da corsa, lungo la 115 Gela-Licata. L’autopsia sui corpi dei due lavoratori, lo scorso novembre, venne effettuata in una camera protetta, a Ragusa. Anche per la vicenda di Russello è stata depositata la perizia effettuata dagli specialisti. I casi individuati hanno inoltre portato a ricostruire le conseguenze subite dal cinquantaquattrenne Flavio Martines, adesso affetto dalle gravissime ripercussioni di un ictus. Aveva lavorato in Iraq per conto di Eni.