Gela. Gli imprenditori aderenti a Confindustria Centro Sicilia e Legacoop, già presenti negli appalti sia di raffineria che di Enimed, appoggiano la scelta della multinazionale di realizzare il progetto Argo cluster.
Il sì degli imprenditori. Si tratta della centrale a terra che prenderà il posto dell’originario progetto basato sulla piattaforma Prezioso K che avrebbe dovuto garantire le attività di estrazione e lavorazione di gas e idrocarburi. Gli imprenditori e i vertici del cane a sei zampe si sono incontrati negli uffici locali di Enimed, proprio mentre, nelle stesse ore, si teneva l’udienza preliminare a carico di ventidue indagati, tutti manager e tecnici Eni, accusati di disastro ambientale. In sostanza, la virata verso una centrale a terra piuttosto che una piattaforma in mare dovrebbe assicurare maggiori risultati, almeno a livello locale. “Stiamo continuando a lavorare in modo serrato – diceRosarioAmarù, presidente diConfindustria Centro Sicilia – per sostenere le imprese del territorio in un clima di grande serenità e di grande collaborazione con Eni e con i sindacati.Il progetto Argo Cluster che Eni sta sviluppando rappresenta una grande opportunità per le imprese locali perché permette di utilizzare le nostre professionalità e il nostro know how in maniera molto più intensa rispetto a quanto era previsto con il precedente schema. L’incontro di oggi è servito a fornire alcuni elementi e informazioni che consentiranno agli appaltatori di organizzarsi e cogliere le opportunità derivanti principalmente, ma non soltanto, dalla costruzione dell’impianto a terra”.
Il progetto Argo cluster. “Gli impianti di trattamento che, nell’ipotesi iniziale, erano installati sulla nuova piattaforma Prezioso K, nel progetto ottimizzato saranno costruiti a terra – si legge in una nota ufficiale condivisa da Eni e Confindustria Centro Sicilia – recuperando alcune aree della raffineria non più utilizzate in seguito alla riconversione in green refinery e su cui sono stati già avviati i cantieri per il risanamento ambientale. Il traliccio e gli impianti di trattamento, inoltre, nell’ipotesi iniziale non sarebbero stati costruiti sul territorio, mentre nel caso ottimizzato è prevedibile un potenziale maggiore coinvolgimento a livello di contenuto locale, soprattutto nella fase di costruzione degli impianti a terra. Il caso ottimizzato è più semplice e più veloce, consentendo di recuperare un anno rispetto ai ventiquattro mesi di ritardo accumulati in seguito ai ricorsi amministrativi risolti con sentenza favorevole del Consiglio di Stato dello scorso settembre. Più sostenibile a livello ambientale, è annullato l’impatto visivo e quasi azzerate le emissioni. Più favorevole a livello occupazionale perchè permette di aumentare l’occupazione locale nella fase realizzativa di circa tre volte rispetto a quanto previsto con la piattaforma a mare. In particolare, con questo schema è presumibile di avere maggiori probabilità di dare continuità temporale all’impiego dell’indotto in quanto si prevede di iniziare l’attività di costruzione a terra nel momento in cui i cantieri della riconversione della raffineria saranno in fase di completamento, estendendo così per ulteriori due anni, circa, l’attività in campo. Lo schema ottimizzato consente, inoltre, di mantenere gli impegni per i lavoratori del diretto. Con tale schema di sviluppo, non solo Gela non sarebbe penalizzata ma viceversa si confermerebbe la centralità dell’area andando a favorire gli investimenti e l’occupazione sul territorio”.