Neurologia cancellata ad ottobre dalla politica che ha mentito: 3.000 senza cure

 
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Gela. La chiusura della Neurologia non deve scandalizzare l’opinione pubblica perché a decretarla sono stati gli stessi attori che adesso ne rivendicano la riapertura. Ad evidenziarlo sono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro, che si sono rivolti al prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta per fare luce su un atteggiamento definito “disastroso sotto il profilo dei servizi resi”. In verità la Cisl, comparto sanità, ha ignorato la vicenda parlando di “chiusura natalizia per carenza di utenti”. La questione è legata soprattutto al parere favorevole sul “riordino della rete ospedaliera” espresso all’Ars lo scorso anno dalla sesta commissione “Servizi sociali e sanitari”, presieduta da Pippo Digiacomo, con l’avallo anche del componente e deputato gelese (rieletto) Giuseppe Arancio (Pd).
La definitiva approvazione della richiesta di rimodulazione dei posti letto avanzata, a maggio 2017, da Francesco Crimaldi, amministratore della Cogesa, società che gestisce la casa di cura Santa Barbara, è stata formalizzata dall’ormai ex governo Crocetta a novembre durante la campagna elettorale per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana (Ars) e l’elezione del nuovo governatore. Secondo i bene informati alcuni pazienti della Neurologia furono investiti della chiusura del reparto di Neurologia e tenuti all’oscuro del destino segnato.
In fumo va, così, un servizio che garantisce annualmente un bacino di utenza di circa 3.000 utenti, 800 dei quali sono pazienti acuti. Casi clinici difficili, quali encefalite, parapalesi, crisi convulsiva, ictus, epilessia, cura e diagnosi delle crisi del sonno presente nelle strutture di Ragusa o Palermo.
Un vero colpo anche per le casse dell’Asp di Caltanissetta che dovrà colmare una nuova migrazione sanitaria per la carenza di strutture nel territorio, in barba anche alle indicazioni del decreto di riordino della spesa sanitaria. Conti alla mano, la casa di cura Santa Barbara destinava circa 2 milioni di euro, dei complessivi 8,5 milioni legati al budget annuale accreditato e autorizzato dalla Regione.
Il futuro della casa di cura Santa Barbara sarà destinato in prevalenza all’Ortopedia e traumatologia, che raddoppia i posti letto (da 20 a 40), e dalla Riabilitazione (passa a 30 dei precedenti 20 posti letto). Rimarrà invariata Cardiologia (10) e Medicina generale (10). Spariscono i 20 posti letto destinati alla Neurologia e i 5 della Lungodegenza. Il totale dei 90 posti letto resta invariato e incomprensibile la decisione del governo regionale che ne ha concesso la rimodulazione escludendo la presenza dell’unico reparto di Neurologia a sud del territorio nisseno.
“Molti dei miei pazienti – accusa Giuseppe Nibali, dirigente della Neurologia a Macchitella – rischiano di finire ai margini, nei fondi di letto in strutture del territorio”.

Il primario della Neurologia svela di avere saputo del “taglio” del reparto solo lo scorso ottobre.
“A Crimaldi non abbiamo più niente da dire – assicura Nibali – Sono stato convocato davanti il distretto territoriale del lavoro il 23 gennaio per il licenziamento. Il mio reparto tratta casi clinici difficili. Ho già ottemperato alle mie necessità. Di sicuro – incalza il neurologo – ad ottobre mi è cascato il mondo addosso. Il territorio perderà oltre alla cura e diagnosi, pari al 30 per cento degli accessi in Pronto soccorso, un riferimento per molti pazienti che non sapranno dove andare. E’ molto deludente, non so chi sono i colpevoli, rimango disgustato di fronte ad una evoluzione cosi incomprensibile”.
Anche il primario di Neurologia, Nibali, non è rimasto indifferente dalla differenza di tempistica che ha caratterizzato l’azione del governo regionale tra la struttura privata di via Manerbio a Macchitella e l’ospedale “Vittorio Emanuele”.
“Una casa di cura si muove in un modo e l’ospedale diversamente – accusa Nibali – Anche la volontà popolare viene messa in discussione. Di sicuro la casa di cura si muove in un modo e l’ospedale diversamente mentre i quartieri ai margini vengono lasciati soli. Questa è un’opera antimafia in un paese mafioso dove hai bisogno anche di una raccomandazione per respirare. Per parlare di Neurologia in ospedale ci voglio fondi, sappiano che le casse sono vuote, personale dedicato e almeno tre anni di tempo. Con ottimismo e capacità potrebbero inaugurare il centro ospedaliero forse nel lontano 2022”.

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