Gela. L’attività ambulatoriale nel reparto di chirurgia dell’ospedale Vittorio Emanuele
non sarebbe mai stata sospesa.
Le accuse ai medici. L’hanno ribadito, in aula, davanti al giudice Tiziana Landoni, anche due dipendenti del nosocomio, chiamati a testimoniare nel dibattimento aperto a carico di altrettanti medici della struttura, in servizio proprio in chirurgia. Vincenzo I. e Giuseppe P. sono accusati di interruzione di pubblico servizio. Gli approfondimenti investigativi scattarono dopo la segnalazione di un utente che non riuscì ad essere sottoposto ad un intervento in day hospital, proprio a causa della presunta assenza dei medici. “Non ci fu alcuna sospensione – ha spiegato il testimone – si trattò solo di una rimodulazione. L’attività veniva comunque svolta”.
Per i difensori dei medici, gli avvocati Filippo Spina, Mariella Giordano ed Emanuela Abela, tutto sarebbe scaturito da provvedimenti emessi dai vertici dell’Asp di Caltanissetta. Nel periodo al centro del’indagine, così, i due medici erano praticamente gli unici in servizio, con la necessità di svolgere ogni attività all’interno del reparto. Sarebbe partita proprio da loro la richiesta di ridurre i giorni dedicati all’attività ambulatoriale, da due settimanali ad uno, con l’obiettivo di limitare il carico di lavoro. Uno dei testimoni sentito in aula, rispondendo non solo alle domande dei difensori ma anche a quelle del pm Tiziana Di Pietro, ha ammesso di essere stato sentito dagli investigatori, alla presenza dell’utente che aveva segnalato il presunto disservizio, a sua volta funzionario di polizia giudiziaria.
Nuovi testimoni verranno ascoltati nel corso delle prossime udienze.