Gela. “I servizi sanitari locali vengono barattati dalla politica in cambio di consensi”. L’ospedale in pochi mesi ha ridotto le attività in reparti importanti come la Medicina trasfusionale, Malattie infettive, Cardiologia, lasciando solo sulla carta l’avvio della Breast-unit e dell’Utin.
Ad accendere i riflettori contro il riordino della rete ospedaliera, che ha il sapore di un ulteriore scippo di servizi al territorio, sono i rappresentanti del tavolo di lavoro sanità composto dalla commissione consiliare Ambiente e sanità, presieduta dalla grillina Virginia Farruggia, e dalle associazioni che operano nel campo sanitario.
L’indice accusatorio è puntato contro Carmelo Iacono, direttore generale dell’Asp cl2, il sindaco Domenico Messinese e il governatore Rosario Crocetta, “complici di fare parte di una classe politica basata su criteri calati dall’alto che non hanno una reale fotografia dei territori”.
Cosi, quasi a fare eco alla bocciatura del piano di riordino da parte della commissione Sanità del comune e delle associazioni di categoria, il caso di mala sanità vissuto in prima persona da una pensionata. La malcapitata si è recata al Pronto soccorso di via Palazzi a causa di un infarto che per l’impossibilità di un trasferimento immediato sarebbe sfociato in edema polmonare.
Da alcuni giorni la donna è ricoverata in un lettino del reparto di Cardiologia. Il mancato trasferimento sarebbe consequenziale alla decisione del management ospedaliero di congelare la reperibilità del personale infermieristico nelle ore diurne e le assunzioni per colmare le assenze in organico degli autisti andati in pensione. Attualmente sono solo tre gli autisti in forza tra le corsie ospedaliere contro le precedenti otto unità. Un azzardo ipotizzare di garantire tutti i turni e le emergenze senza ricorrere all’ausilio del personale esterno quale il 118.
“Il governo della città non può lasciare gestire certi servizi primari ai tecnici dell’Asp cl2 – accusano i componenti del tavolo di lavoro sanità – Tra le corsie dell’ospedale mancano i Livelli essenziali di assistenza (Lea), normati nel 2001 dal presidente del consiglio dei Ministri, che avrebbero dovuto garantire prestazioni e servizi sanitari a tutti i cittadini”.
La bocciatura del nuovo riordino della rete ospedaliera da parte dei componenti del tavolo di lavoro sanità è motivata da una lunga lista di servizi negati all’ospedale “Vittorio Emanuele” di via Palazzi e celati da piccoli interventi.