Niscemi. La parte italiana del Muos, il super-sistema di difesa voluto dagli Stati Uniti e installato a Niscemi, è stata costruita, in piena area tutelata, senza rispettare le norme edilizie. Lo hanno stabilito i giudici del Tar di Palermo, presieduti da Salvatore Veneziano che hanno accolto il ricorso presentato dal Comune di Niscemi, difeso dall’avvocato Edoardo Nigra.
Nello specifico il Comune contestava l’ultimo via libera alle opere, quello dato a dicembre del 2018. Il ministero aveva presunto il silenzio-assenso dell’amministrazione, che però pochi giorni prima aveva messo nero su bianco la richiesta di aspettare. Il ministero invece tirò dritto, concedendo l’ultimo via libera a un’opera che adesso è completa: cosa si debba fare adesso sarà una questione da risolvere nei prossimi giorni.
Bisogna infatti sciogliere il nodo dell’effettiva realizzazione di quelle strutture. Il Comune ad oggi non può materialmente verificare. L’intera area continua ad essere inaccessibile come sottolinea il primo cittadino niscemese Massimiliano Conti.
Da anni denuncia il muro di gomma con cui è stato costretto a scontrarsi con Roma. Dopo l’insediamento del nuovo Governo nazionale, Conti è tornato a chiedere l’istituzione di un tavolo interministeriale con il Ministero della Difesa e con quello dell’ambiente per affrontare il tema che più preme alla comunità niscemese, quello della tutela della salute. Conti chiede l’istallazione di una stazione di monitoraggio ambientale fissa sul territorio. Ma i costi dell’apparecchiatura, circa 250mila euro, sono insostenibili per le casse comunali. Ecco perché Conti chiede un intervento deciso di Roma, attraverso il presidente della commissione Difesa Nino Minardo, siciliano anche lui. Niscemi adesso vuole dare un segnale chiaro. La battaglia contro il Muos va avanti. Al fianco del Comune si era schierato il comitato No Muos che ha sempre sostenuto l’illegittimità dei lavori all’interno del sito d’interesse comunitario “Sughereta di Niscemi”, in quanto non rispettose delle norme in materia paesaggistica. Nel frattempo 17 manifestanti No Muos sono stati condannati a due anni ciascuno per la manifestazione dell’1 marzo 2014. “Non ci stupisce affatto – commenta il Movimento No Muos – dato il clima generale, per cui leggi, misure preventive e sentenze sproporzionate vengono applicate con l’intento di gestire e reprimere il dissenso”.