Morte Romano, Cassazione conferma responsabilità penale per sette imputati: due assolti
Sono stati decisi anche annullamenti con rinvio per il solo trattamento sanzionatorio e per nuovo giudizio
Gela. Tredici anni fa, la morte dell'operaio trentenne Francesco Romano, travolto e schiacciato da un tubo da otto tonnellate, nell'area della radice pontile della raffineria Eni. Condanne sono state pronunciate in primo e secondo grado per gli imputati, accusati di omicidio colposo. Ieri, il giudizio in Cassazione si è concluso, sulla base dei ricorsi presentati dai difensori degli accusati. L'annullamento senza rinvio è stato disposto per Angelo Pennisi, perché intanto deceduto. Annullamento senza rinvio pure per le posizioni di Alberto Bertini e Fabrizio Agostini, che quindi sono stati assolti "per non aver commesso il fatto". In appello, per loro, la pena imposta era a un anno e otto mesi. Annullamento con rinvio e nuovo giudizio di appello, per Bernardo Casa, Fabrizio Zanerolli e per la società Bioraffineria di Gela. Anche per queste posizioni, in appello, era stata pronunciata la condanna. L'annullamento con rinvio, ma solo per il "trattamento sanzionatorio", è stato indicato per Rocco Fisci, Nicola Carrera, Mario Giandomenico, Marco Morelli, Sandro Iengo, Salvatore Marotta e Serafino Tuccio. Per loro, come precisa il dispositivo emesso dai magistrati di Cassazione, viene dichiarata "l'irrevocabilità della sentenza in ordine all'affermazione della responsabilità penale". Quindi, si tratterà solo di definire l'entità della pena. Annullamento con rinvio, per un nuovo giudizio di secondo grado, infine, per le società Sgs Sertec e Cosmisud. Il lavoratore, in forza all’azienda Cosmisud, perse la vita dopo essere stato travolto dal tubo, staccatosi da una catasta collocata su un tratto della radice pontile. Erano in corso interventi per la sostituzione di una linea. Il giudice del tribunale di Gela, in primo grado, e quelli di appello, hanno individuato responsabilità nella filiera dei controlli. Non sarebbero state osservate, secondo le contestazioni, le necessarie misure di sicurezza e i piani predisposti avrebbero presentato falle di impostazione. Ricostruzione respinta dalle difese, che non hanno individuato elementi di collegamento tra la vicenda della morte e i ruoli ricoperti dagli imputati, trattandosi di manager Eni, responsabili delle società di controllo e vertici della stessa Cosmisud. La moglie di Romano, nell'interesse inoltre delle due figlie, ha seguito fin dall'inizio il procedimento, come parte civile assistita dal legale Salvo Macrì. È l'unica parte civile ad aver mantenuto la costituzione mentre altre hanno formalizzato la rinuncia. "È una decisione che conferma la responsabilità penale per quanto accaduto - dice l'avvocato Macrì - siamo soddisfatti perché definisce la nostra stessa posizione, già espressa nel corso del lungo procedimento. Fin dall'inizio, approfondendo le perizie, ci siamo accorti che non sarebbe stato possibile individuare responsabilità in capo ai riferimenti di raffineria Eni. Mentre sono confermate per le altre posizioni. Fino alla fine non abbiamo desistito per onorare la memoria di un giovane lavoratore deceduto in maniera tragica e che ha lasciato moglie e figlie piccole. Ci sono state tante richieste difensive volte all'esclusione della parte civile ma sono state respinte". Tra i legali di difesa, gli avvocati Autru Ryolo, Crapanzano, Ventura, Spina, Dallera, Bolognesi, Cataldo, Raffo e Gagliano.
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