Morte Francesco Romano, il perito conferma: “L’area non era sicura”

 
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Gela. 
I pesanti tubi accatastati lungo un tratto della radice pontile dello stabilimento Eni di contrada Piana del Signore, uno dei quali travolse l’operaio trentenne dell’azienda Cosmi Sud Francesco Romano schiacciandolo, sarebbero stati collocati in modo del tutto precario.

La conferma è giunta durante l’ultimo atto dell’incidente probatorio che si sta celebrando dopo l’avvio dell’inchiesta da parte dei magistrati della procura. Il particolare è emerso durante l’esame del perito nominato dal giudice delle indagini preliminari. Il dottor Andrea Rotella ha evidenziato diverse carenze nell’area del tragico incidente.
 Stando alle sue conclusioni, la zona sarebbe stata utilizzata alla stregua di un vero e proprio cantiere, tanto da consentire operazioni di saldatura di diversi componenti.
 L’esperto ha risposto alle domande formulate dagli avvocati che rappresentano i familiari del lavoratore e a quelle poste dal pubblico ministero e dai legali di raffineria, Cosmi Sud e Sertec, i cui rappresentanti risultano tra gli indagati. L’attenzione del perito, così, si è spostata sulle operazioni di stoccaggio in quel punto dei tubi e sulla precarietà delle eventuali protezioni utilizzate per impedire che si sgangiassero.
Sono stati gli avvocati Salvo Macrì ed Emanuele Maganuco a chiedere maggiori
informazioni in merito alla relazione depositata da Rotella. I consulenti della difesa, invece, non hanno depositato alcun elaborato.

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