Gela. Esattamente un anno fa, la pensionata settantasettenne Grazia Iannizzoto perdeva la vita in ospedale dopo essere stata colta da un infarto legato allo shock subito a causa dell’attentato incendiario che danneggiò la vettura del marito Cristoforo Giudice, parcheggiata in via Stoppani, nella zona del quartiere San Giacomo.
Una morte che ha lasciato il vuoto nella famiglia Giudice. Il figlio della donna, l’imprenditore edile Antonio Giudice, proprio ad un anno dalla tragica morte, torna a chiedere giustizia.
“Spero – ammette – che le indagini condotte su quell’attentato incendiario possano consentire d’individuare i veri responsabili. I carabinieri del reparto territoriale stanno per chiuderle. Bisogna dare un volto a chi, con un gesto tanto infame, ha causato la morte di una donna e di una madre”.
L’imprenditore ha scelto di ricordare quelle tragiche ore e di descriverle anche in un recente saggio che presto verrà ripubblicato su scala nazionale.
“Chiedo a tutti – continua – di non dimenticare. Purtroppo, gli incendi dolosi e le intimidazioni non cessano. Molti altri cittadini li subiscono con troppa frequenza”. Proprio a poche settimane dalla morte della pensionata, fu l’imprenditore ad organizzare una manifestazione cittadina per dire no alla violenza e, in questo modo, inviare un messaggio alle stesse istituzioni politiche locali.
“Non solo mia madre – conclude Antonio Giudice – ma tutti i cittadini gelesi hanno diritto alla tranquillità e, soprattutto, alla vera applicazione di una legalità fin troppo citata nei soli discorsi pubblici”.